Luciano Spalletti ha rivitalizzato la rosa, l'ha resa competitiva ad alti livelli fin da subito
editoriali
Spalletti, l’incubo del ridimensionamento è diventato certezza della rinascita
Spalletti è l'uomo della rifondazione, ha cancellato le paure estive ed ha portato il Napoli lassù, tra le big d'Italia e d'Europa
Quando è approdato a Napoli, sapeva bene che l'ambiente era piagato dalla delusione della mancata qualificazione in Champions. E quella delusione fu anche la sua, perché quella Champions voleva giocarla anche lui. Lo disse subito, nella conferenza di presentazione all'ombra del Vesuvio, che i ragazzi avevano un debito con lui, e anche con sé stessi. E intuiva alla perfezione che sarebbe stato difficile ricostruire l'entusiasmo di una piazza delusa, amareggiata, fiaccata da un'annata di fallimenti. Per questo, fece apporre subito sulle pettorine di allenamento la scritta "Sarò con te e tu non devi mollare": il verso di uno dei cori da stadio più cantati dalle curve partenopee. Un doppio messaggio, per la tifoseria ("Stateci vicini") e per i ragazzi ("Non si può scendere in campo molli. Dobbiamo lottare su ogni pallone, sempre"). Una rivisitazione della sua frase più celebre: "Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli: non c'è altra strada". E al suo primo anno in azzurro ha riportato il Napoli tra le prime quattro e dunque nella massima competizione europea dopo due anni di assenza: ed è per questo che si arrabbia - e molto - quando qualcuno valuta come fallimentare la scorsa stagione. Poi, ha gestito in maniera egregia la rifondazione della squadra, l'inizio di un nuovo ciclo. Perché Spalletti non ha mai avuto paura dei cambiamenti, di assumersi responsabilità enormi, di mettersi contro tutti. Non solo, si esalta con i giovani, ha il feroce intuito di chi sa individuare e far crescere i talenti, e sembra lavorare meglio in squadre senza primedonne, dove tutti hanno fame e voglia di seguire il proprio allenatore. Disponibilità, ecco la parola d'ordine. Ed è così che ha addomesticato la furia inarrestabile ed acerba di un fuoriclasse in nuce, come Kvaratskhelia e ha avviato un nuovo progetto in cui davvero tutti si sentono fondamentali. Vedi Simeone, che entra dalla panchina e segna: mai un mugugno mai un'espressione tesa o scontenta. E' il primo ad alzarsi dalla panchina per festeggiare i gol dei sui colleghi di reparto. Incarnazione perfetta di quello spirito di squadra senza il quale è impossibile raggiungere risultati importanti. Così, Kvara, Simeone, Raspadori, Kim, Ostigard da diamanti grezzi sono diventati i gioielli più belli e preziosi di questo Napoli dalle ambizioni alte, alte come il posto che occupa in classifica di Serie A e nel gruppo A di Champions League. Il posto più alto, la vetta, quella che se ti sporgi per guardare in giù possono venirti le vertigini. E' accaduto in passato, un passato recente che a ricordarlo viene ancora la rabbia. Ma è acqua passata: il Napoli giovane e famelico di quest'anno, al momento, queste ansie non le ha e pare godersi il panorama da lassù. Perché quest'anno "La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare". E, allora, che volo sia: Spalletti sta costruendo le ali migliori per gustarsi questo spettacolo di visuale da quassù, ad un passo da un cielo sempre più azzurro.
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