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LA SPEZIA, ITALY - FEBRUARY 05: Luciano Spalletti manager of SSC Napoli gestures during the Serie A match between Spezia Calcio and SSC Napoli at Stadio Alberto Picco on February 5, 2023 in La Spezia, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)
Luciano Spalletti, è lui la chiave di interpretazione di questo Napoli inarrestabile, che sa attendere, pazientare, soffrire senza disunirsi, per poi affondare il colpo, o due, ma anche tre. E' andata così ieri al Picco, è andata così anche contro la Roma di Mourinho. Gli azzurri dominano, ma danno anche la sensazione di soffrire per qualche minuto nell'arco del primo tempo, quando lo Spezia sembra trovare coraggio ed il Napoli chiudersi. Poi però si ritrova, e non ce n'è più per nessuno.
Sì, è il tecnico di Certaldo a trascinare i suoi alla vittoria, non smettendo mai, nemmeno per un istante, di dare indicazioni da bordo campo, di richiamare Osimhen ad entrare più nel vivo della manovra, a svegliare Lobotka ricordandogli chi è, il cervello di un Napoli mai domo. Ma Spalletti vince non solo in campo. E' oramai maestro indiscusso della comunicazione, potrebbe insegnarla ad Harvard. Perché gestire uno spogliatoio giovane e con zero esperienza di vittoria non è facile, quando si è lassù. Eppure in campo scende una squadra sempre concentrata, sempre compatta, concreta, matura, capace di soffrire senza slegarsi, senza perdere le distanze tra i reparti, senza perdersi nei rivoli del nervosismo. I ragazzi di Spalletti sono consapevoli della loro forza, chissà se lo sono altrettanto di quello che succederà a queste latitudini, se dovessero portare davvero "quella cosa là". Spalletti non si nasconde, ma predica calma: "All'inizio nessuno era convinto che avremmo fatto un filotto così. Nessuno. E ora nessuno pensa che altre squadre possano fare filotti simili: ma se è successo a noi...In Champions abbiamo il dovere di ripeterci e andare avanti. Nella vita ci sono momenti in cui o aspetti e ti fermi o giochi al raddoppio: noi non abbiamo dubbi". La consapevolezza doppia: non s'è fatto ancora nulla, ci sono troppe partite da giocare, è vero. Ma esiste anche un dovere, per quello che si è visto fin qui sul campo: quello di puntare in alto, magari in altissimo. Lassù, dove si staglia Osimhen con il suo salto. Lassù, dove il Napoli merita di stare. Lassù, dove vive il sogno che il Napoli e Napoli sognano da 33 anni.
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