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editoriali
Spalletti dribbla i pericoli sul pericoloso campo minato dell’esaltazione
Liverpool-Napoli si avvicina a ritmi impressionanti: tra poche ore le due compagini si affronteranno per conquistare il primo posto nel gruppo A di Champions League. Spalletti al lavoro sui suoi
Blindatissimo, il primo posto per il Napoli, che dovrebbe perdere con quattro gol di scarto regalando la vetta del Gruppo A ai Reds. Ipotesi che pare, allo stato attuale, complicatissima da realizzare. Ma Spalletti non si fida: conosce le insidie di partite come questa, soprattutto quando può giungere un immotivato senso di appagamento per la conquista, ottenuta con due turni di anticipo, del passaggio agli ottavi. Primo posto blindato, dicevamo, ma non ancora conquistato: ci sono i 90' di Anfield in mezzo, e una squadra di cui non ci si deve fidare, mai. Già, perché se è vero che i Reds stanno vivendo un momento complicato in Premier, dove sono solo noni, è anche vero che in Champions si esaltano e ne hanno persa solo una, proprio contro il Napoli di Spalletti. Luciano sfoggia una concentrazione granitica in ogni incontro con la stampa. Qualcuno lo rimprovera bonariamente di non lasciarsi andare alle emozioni. Dopo la vittoria straripante in campionato contro il Sassuolo, ad esempio, era apparso piuttosto teso a sottolineare quanto i ragazzi in campo avessero sbagliato, seppur in una prestazione dal risultato così tondo come quello ottenuto contro i neroverdi. "Abbiamo concesso troppo, e Meret ha avuto modo di ribadire a tutti che portiere di livello sia". Stesso atteggiamento, contenuto e prudente, lo ebbe dinanzi alle prime prestazioni esaltanti di Kvaratskhelia: "Il ragazzo deve imparare a passare la palla, a giocare per i compagni. A volte si perde in un dribbling insistito". Salvo poi lodarlo quando fornisce un assist al bacio per il gol di Lozano: "Date a Kvara il gol, oramai sa che non importa chi segna ma giocare per il compagno". L'atteggiamento prudente di Spalletti si è ripresentato, coerente, ieri in conferenza stampa di presentazione della sfida di questa sera contro il Liverpool di Klopp: "Ho visto le loro partite, sono sempre il Liverpool: la storia di Klopp dimostra che è lui il più bravo di tutti". Già, perché Luciano sa che il Napoli non ha ancora conquistato nulla. Almeno, non a livello di trofei. E quest'anno vorrebbe portarne a casa qualcuno: il suo calcio è da sempre troppo bello e corale per la sua bacheca piuttosto scarna. In Italia il tecnico di Certaldo non ha vinto nulla, eppure la sua Inter, la sua Roma, il suo Napoli sono state e sono le squadre che hanno meglio figurato in Serie A. Ora con gli azzurri sa di poter scrivere la storia, e non ammette cedimenti, cali di concentrazione che suonerebbero come harakiri imperdonabili per una compagine a cui nulla sembra essere precluso. Ché, se anche Klopp dice che questo Napoli può arrivare veramente in alto anche in Europa, possiamo toglierci lo sfizio di crederci, al netto degli scongiuri del caso. A far fede non tanto le parole, ché quelle "se le porta il vento", ma i numeri. Quelli restituiscono l'immagine viva di un Napoli arrembante e inarrestabile, momentaneamente sul tetto di Italia e d'Europa. Un'Europa sempre più azzurra.
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