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editoriali

Spalletti frena gli entusiasmi, il tricolore del bon-ton è stata una lezione

Emanuela Castelli

Le vittorie si costruiscono prima nella testa, poi nelle gambe dei calciatori

Vietato adagiarsi sugli allori, Spalletti non cede alle emozioni, non ricama sogni di gloria sulle vittorie di questo avvio di stagione

Spalletti sa che iniziare bene, anche benissimo, non equivale a vincere qualcosa a fine anno: l'ha vissuto tante volte, l'ultima lo scorso anno

Un avvio bruciante anche nella scorsa stagione, per la squadra azzurra, che poi si è sgretolata sotto i colpi del destino, che ha flagellato il Napoli con continui infortuni in contemporanea. Frenate brusche, che hanno impedito al Napoli di portare a casa uno scudetto che tutte le big facevano a gara a regalarsi l'un l'altra. Ma, di questa fiera della gentilezza, non ha approfittato il Napoli. Ha gradito e ringraziato il Milan di Pioli, che ha portato a casa il tricolore del bon-ton. Quest'anno, però, la musica è cambiata e sembra soffiare un vento nuovo a queste latitudini. Spalletti non si esalta, sorride pochissimo, è capace di trovare cose negative anche dopo la vittoria tennistica contro l'Ajax. E' stato anche criticato per questo: a noi pare, invece, una encomiabile scelta tattica. Le partite si vincono in campo e fuori, le stagioni si preparano nell'anima e nella testa, prima ancora che nelle gambe. E così, Luciano Spalletti appare in conferenza sempre pacato, cerca talvolta la polemica, si lascia andare a poche emozioni. Una corazza, un'armatura che è - anch'essa - segnale di crescita. Come a dire: "Signori, siamo solo ad ottobre: da qui alla prossima estate manca un'eternità e noi non abbiamo fatto ancora niente". Ed è vero a metà: il Napoli non ha messo in bacheca ancora nessun trofeo ma qualcosa l'ha fatta, fin qui. Ha rifondato, è ripartita dai giovani, ha puntato su alcuni calciatori sconosciuti provenienti da mercati poco blasonati. E sta vincendo. E segnando: tanto, tantissimo. E' ancora troppo presto per esaltarsi, però. Non è troppo presto, invece, per provare a crederci.