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editoriali
Luciano Spalletti(Getty Images)
Vietato adagiarsi sugli allori, Spalletti non cede alle emozioni, non ricama sogni di gloria sulle vittorie di questo avvio di stagione
Un avvio bruciante anche nella scorsa stagione, per la squadra azzurra, che poi si è sgretolata sotto i colpi del destino, che ha flagellato il Napoli con continui infortuni in contemporanea. Frenate brusche, che hanno impedito al Napoli di portare a casa uno scudetto che tutte le big facevano a gara a regalarsi l'un l'altra. Ma, di questa fiera della gentilezza, non ha approfittato il Napoli. Ha gradito e ringraziato il Milan di Pioli, che ha portato a casa il tricolore del bon-ton. Quest'anno, però, la musica è cambiata e sembra soffiare un vento nuovo a queste latitudini. Spalletti non si esalta, sorride pochissimo, è capace di trovare cose negative anche dopo la vittoria tennistica contro l'Ajax. E' stato anche criticato per questo: a noi pare, invece, una encomiabile scelta tattica. Le partite si vincono in campo e fuori, le stagioni si preparano nell'anima e nella testa, prima ancora che nelle gambe. E così, Luciano Spalletti appare in conferenza sempre pacato, cerca talvolta la polemica, si lascia andare a poche emozioni. Una corazza, un'armatura che è - anch'essa - segnale di crescita. Come a dire: "Signori, siamo solo ad ottobre: da qui alla prossima estate manca un'eternità e noi non abbiamo fatto ancora niente". Ed è vero a metà: il Napoli non ha messo in bacheca ancora nessun trofeo ma qualcosa l'ha fatta, fin qui. Ha rifondato, è ripartita dai giovani, ha puntato su alcuni calciatori sconosciuti provenienti da mercati poco blasonati. E sta vincendo. E segnando: tanto, tantissimo. E' ancora troppo presto per esaltarsi, però. Non è troppo presto, invece, per provare a crederci.
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