Vietato adagiarsi sugli allori, Spalletti non cede alle emozioni, non ricama sogni di gloria sulle vittorie di questo avvio di stagione
editoriali
Spalletti frena gli entusiasmi, il tricolore del bon-ton è stata una lezione
Spalletti sa che iniziare bene, anche benissimo, non equivale a vincere qualcosa a fine anno: l'ha vissuto tante volte, l'ultima lo scorso anno
Un avvio bruciante anche nella scorsa stagione, per la squadra azzurra, che poi si è sgretolata sotto i colpi del destino, che ha flagellato il Napoli con continui infortuni in contemporanea. Frenate brusche, che hanno impedito al Napoli di portare a casa uno scudetto che tutte le big facevano a gara a regalarsi l'un l'altra. Ma, di questa fiera della gentilezza, non ha approfittato il Napoli. Ha gradito e ringraziato il Milan di Pioli, che ha portato a casa il tricolore del bon-ton. Quest'anno, però, la musica è cambiata e sembra soffiare un vento nuovo a queste latitudini. Spalletti non si esalta, sorride pochissimo, è capace di trovare cose negative anche dopo la vittoria tennistica contro l'Ajax. E' stato anche criticato per questo: a noi pare, invece, una encomiabile scelta tattica. Le partite si vincono in campo e fuori, le stagioni si preparano nell'anima e nella testa, prima ancora che nelle gambe. E così, Luciano Spalletti appare in conferenza sempre pacato, cerca talvolta la polemica, si lascia andare a poche emozioni. Una corazza, un'armatura che è - anch'essa - segnale di crescita. Come a dire: "Signori, siamo solo ad ottobre: da qui alla prossima estate manca un'eternità e noi non abbiamo fatto ancora niente". Ed è vero a metà: il Napoli non ha messo in bacheca ancora nessun trofeo ma qualcosa l'ha fatta, fin qui. Ha rifondato, è ripartita dai giovani, ha puntato su alcuni calciatori sconosciuti provenienti da mercati poco blasonati. E sta vincendo. E segnando: tanto, tantissimo. E' ancora troppo presto per esaltarsi, però. Non è troppo presto, invece, per provare a crederci.
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