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Sembravano solo onde, era uno tsunami: alziamo le maniche e ricostruiamo

editoriale di maurizio zaccone napoli
Lo tsunami è arrivato e ha spazzato anche le briciole del vecchio Napoli. Ha spazzato anche i ricordi
Redazione

C’era il Napoli dell’anno scorso. Giovani motivati e agguerriti. Consapevoli e incoscienti. Pieni di passione e fame. Forti, forti davvero. Poi è arrivato uno tsunami. Le onde le abbiamo viste ma ci siamo illusi fossero piccole.
Che il mare poi tornasse calmo. Era solo un acconto, invece. Lo tsunami è arrivato e ha spazzato anche le briciole del vecchio Napoli. Ha spazzato anche i ricordi. Si è tentato prima di arginare i danni, convinti che le fondamenta avessero resistito. E invece quelle proprio avevano ceduto per prima, e il palazzo si teneva in piedi illusoriamente. Ora siamo a ricostruire. Consapevolmente.

Sembravano solo onde, era uno tsunami: alziamo le maniche e ricostruiamo

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Ecco perché ci si trova ad essere contenti di aver conquistato un punto con la Lazio, quasi dimenticando di non aver fatto un solo tiro in porta. Un record, per il Napoli. Che da Benitez in poi ci ha abituato sempre a un calcio divertente, offensivo e propositivo. Troppi anni di palato buono, culminato con il tricolore. Ora si fatica ad abituarcisi. Mazzarri gioca per non perdere, prima che per vincere. Gli riesce. La fase difensiva è attenta e non più permeabile come nelle scorse giornate. Un solo gol subito nelle ultime tre partite. Ci sarebbe l’alibi delle assenze, a onor del vero. Anguissa, Osimhen, Cajuste, Kvaratskhelia, Simeone, Natan, Olivera e Meret fuori non sono cosa da poco. E i nuovi arrivati partono dalla panchina. In campo Demme, che non giocava titolare da maggio 2023, Ostigard e Zielinski con la valigia in mano, unica punta Raspadori. La partita è francamente brutta. Comunque, grande densità in mezzo al campo e linee di passaggio quasi sempre ostruite da ambo le parti.


Secondo tempo leggermente più vivace. Ma resta il dato che la Lazio ha fatto due tiri in porta, il Napoli zero. Poca roba. Lobotka regge il centrocampo del Napoli quasi da solo. Con questo schieramento rischiamo pochissimo, ma creiamo ancora meno. Ma purtroppo oggi non è possibile giocare diversamente, per tutti i motivi che conosciamo. Demme fuori da tre anni; Zielinski, Osimhen e Ostigard con la valigia in mano; Ngonge e Dendoncker arrivati da pochissimo; Traorè fuori forma; gente infortunata. 
Si fa di necessità virtù. Non rischia nessuno, da ambo le parti. E portiamo a casa un pareggio insapore. A pensare che queste sono le due squadre classificatesi prima e seconda l’anno scorso viene da sorridere. Sempre a guardare il bicchiere mezzo pieno, oltre a subire poco e niente, la tenuta fisica c’è; reggiamo i 95 minuti. Vogliamo guardare la classifica? Ok. Abbiamo tenuto il passo del Bologna e della stessa Lazio, guadagnato un punto sulla Fiorentina, e perso due punti sull’Atalanta.
5 squadre avanti per il quarto posto ma soli 4 punti dalla quarta. La situazione è questa. Se il Napoli si ritrova giusto un po’, prende una forma concreta e indovina qualche vittoria, resta nel giro per l’accesso in Champions. Se scivola qualche altra partita, rischia di staccarsi definitivamente, non tanto per i punti di distanza ma per il numero di squadre che la precedono. L’Europa che conta è a rischio, lo sappiamo. Mazzarri è contento, beato lui. Noi siamo con i piedi per terra, con un po’ di disincanto. Il futuro non lo scorgiamo, c’è troppa nebbia. Ma, a proposito di nebbia, domenica arriva il Verona al Maradona. 3 punti sono il minimo se vogliamo sentirci vivi.

A cura di Maurizio Zaccone

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