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editoriali

Elogio all’intelligenza tattica di Sarri nel “suo” Maradona imbottito di silenzi

Giuseppe Ferrara

Il destino ha voluto che fosse proprio Maurizio Sarri a frenare la corsa del Napoli

La prima sconfitta stagionale del Napoli arriva proprio da un uomo che scritto la storia del club azzurro. Il primo ko al Maradona è targato Maurizio Sarri. Quest'ultimo, ormai condottiero della Lazio ha creato non pochi disagi alla capolista. Certo, lo scudetto non è in discussione, ma per la prima volta abbiamo visto una squadra "ingabbiata" e non è per usare un semplice eufemismo. Oltre ai vari campioni, l'intero gruppo ha dimostrato di soffrire il gioco impostato dal tecnico toscano.

Un riscatto?

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Esiste un solo tifoso del Napoli che abbia dimenticato Maurizio Sarri? No. La realtà è che le circostanze, le infinite strade della vita hanno portato il popolo azzurro al solito, noioso "odio" calcistico o quasi. È ormai risaputo che le squadre capitanate da Sarri non avranno mai la giusta continuità, ma è opportuno godere per le imprese effettuate. Quella compiuta ieri sera al Maradona non è "una delle tante", ma è l'impresa per eccellenza. Oltre ad aver ottenuto bottino pieno in trasferta, i capitolini con le giuste indicazioni son riusciti a frenare la macchina targata Luciano Spalletti. Quindi, quella dei biancocelesti, oltre ad esser stata una prova di sacrificio, è senza dubbio un dominio "intellettuale". Per mettere in atto tali schemi occorre una grande intelligenza tattica, proprio quella che Sarri è riuscito a trasportare ai suoi calciatori. Il risultato finale (0-1) non solo lancia la squadra al secondo posto, ma al tempo stesso passa come una sorta di "rivalsa" nei confronti di chi è ancora ostinato a riservare numerose critiche ad un grandissimo allenatore.

Lavoro

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Tutti gli allenatori nel preparare le prossime sfide impiegano giorni, molti. Spesso però, le partite ravvicinate non permettono di analizzare a trecentosessanta gradi l'avversario. Poi c'è Maurizio Sarri, che spesso si lamenta di queste tempistiche ma è un maestro di conoscenza. Tra Serie A e Conference League ha saputo regalare tempo prezioso al big match contro il Napoli, ed i risultati si son visti. I calciatori più in forma del club partenopeo son stati "radiati" dal campo. I vari Osimhen, Kvaratskhelia e infine Lobotka hanno svolto il ruolo di semplici comparse. Quanto appena descritto non è di certo un caso, ma il frutto del duro lavoro. Il tecnico della Lazio è stato autore di un guizzo, non uno qualunque. Ha saputo bloccare le fonti di gioco azzurre, chiudendo quasi sempre tutte le linee di passaggio, orizzontali o verticali che siano. Per la prima volta, noi tutti, abbiamo visto il metronomo di Spalletti chiuso in gabbia, e le chiavi dov'erano? Nelle tasche di Sarri, senza più dubbi. Il numero uno dei laziali ha saputo chiudere la fonte di gioco dei padroni di casa. Come già detto, ciò non è avvenuto per caso, visto che Maurizio ha deciso di mettere un punto al dominio del Napoli (almeno per una notte). Ciò infatti nulla toglie alla stagione del Napoli, che quasi sicuramente vincerà comunque uno Scudetto straordinario. A ben vedere, la differenza tra questo Napoli e quello di Sarri sta solo nel cammino clamoroso europeo, poiché i punti e i gol segnati-subiti sono più o meno gli stessi dopo 25 partite (nel 2018 66, ora 65). Con 91 punti (quelli di quell'anno "famoso") quest'anno lo Scudetto si vince e pure di parecchio.

Mai fidarsi degli ex

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La vita ci insegna che le persone più "inaffidabili" sono e saranno per sempre i famosi ex. L'affermazione è associabile anche al mondo del calcio, dove spesso assistiamo a "ritorni" dolorosi. Prendiamo Maurizio Sarri come protagonista. Ieri sera si è trattata dell'ennesima riapparizione all'ombra del Vesuvio, che si è conclusa con un finale del tutto inaspettato. La verità è che forse un ampio lavoro è stato svolto dal destino. Fondamentalmente, Sarri è sempre stato uno dei migliori nel suo ruolo, ancor più dopo il triennio "magico" in Campania. Il big match che ha aperto la venticinquesima giornata di Serie A è però l'ennesimo insegnamento. I tifosi del Napoli potranno odiare, detestare o perfino sdegnare l'ex condottiero, ma la verità è diversa. Uno di quelli "arrivati dal basso" ha lasciato una grossa lezione all'intero ambiente. Nel silenzio più assordante del Maradona, Sarri ha dimostrato (che piaccia o no) di essere uno dei più grandi allenatori che sia mai passato da queste parti.

 

A cura di Giuseppe Ferrara