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Di pressioni, avversari e sentenze il Napoli se ne frega altamente. Spalletti asfalta chiunque

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Il Napoli se ne frega degli avversari: li asfalta. Così anche a Salerno, di maturità e concentrazione, di superiorità dichiarata. Spalletti chiude il girone a 50 punti e sa bene ormai che perdere questo Scudetto sarebbe più difficile che vincerlo

Mattia Fele

Se il Napoli ha 50 punti in classifica su 57 disponibili, dopo 19 giornate, con Champions (dominata) e Mondiali in mezzo forse un motivo ci sarà. È una squadra completa, matura e lo ha dimostrato anche a Salerno, in un "derby" che vedeva i granata pure costretti a gonfiare il petto d'orgoglio dopo un risultato clamoroso a Bergamo. Niente da fare: il Napoli schiaccia come una ruspa, cade a valanga come una pressa idraulica. Così nel palleggio, così nella pazienza, così nelle marcature. Così nella superiorità dichiarata di una squadra che è forse la più forte padrona della Serie A degli ultimi anni. Al di là dei valori della rosa (Kvaratskhelia, Lobotka e Osimhen sono i veri fuoriclasse. Di Lorenzo poi fa un altro sport, tutti gli altri seguono ndr) su cui si potrebbe discutere, né Milan né Inter né Juventus (pure senza i 15 pt di penalizzazione) si sono minimamente mostrate in grado di compiere un filotto di questo tipo. Sarà più difficile perdere questo Scudetto che vincerlo: lo ha capito anche Spalletti.

Il solco

salernitana napoli
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C'è un buco clamoroso tra il Napoli di Spalletti e le inseguitrici. Un solco di mentalità e di gioco, di tecnica collettiva e di approccio moderno alle partite del nostro campionato. Poi certo, ci sono infortuni e varie dinamiche che nelle annate speciali si amalgamano in certe latitudini e s'imbrogliano da altre parti, ma pure questo è parte del gioco. Non è che la Juve dei 9 Scudetti non abbia mai vinto col vento a favore, anzi: sembrava che nulla potesse mai andarle male. Così il Milan di Pioli nelle ultime 7 giornate della stagione scorsa, quando ha veramente vinto lo Scudetto legittimandolo. Contro Fiorentina, Atalanta, poi la goleada a Reggio Emilia. Il Napoli si sta costruendo questo primato con una bellezza devastante ed è questa la più grande gioia, la più grande cifra. Ci aveva provato Sarri ma la Juve era troppo superiore per poteri e solidità tecnica. Si diceva bene quando si parlava di quella squadra come una che avrebbe vinto lo Scudetto 8 volte su 10. Sarebbe stato così da quell'anno a oggi. Ora però ci sono Osimhen e Kvaratskhelia (assente ieri pomeriggio all'Arechi per influenza), Kim e uno straordinario Di Lorenzo. Lobotka e non Jorginho, mediano del Chelsea.

A Salerno il Napoli ha vinto perché è superiore nella mente. Il primo gol di Di Lorenzo viene da un'azione ragionata e calma, di quelle che ti fanno chiedere perché non accelerano? E invece l'uno-due porta Di Lorenzo (che ha vissuto metà partita accentrato in trequarti, come fa Cancelo nel City) a calciare. Il capitano del Napoli lo fa anche benissimo, battendo Ochoa sotto la sua traversa. Alla fine di un primo tempo di poca lucidità e tanto manovrare, con pochi spunti perché ci si andava ad addensare centralmente invece di ricercare lo spazio vuoto. Nella ripresa un Napoli dominante e sfavillante, sempre con questa impressione di avere le redini in mano. Straordinario Anguissa alla lunga. Difficile commentare anche Osimhen, che semplicemente è un altro giocatore rispetto a come lo si ricordava. Ci mette tantissima qualità, poi ha la calamita per i tap-in. Se la mangia l'area, preoccupa il difensore pure senza far nulla di che. Costruisce a testa alta. Poi Kim e Rrahmani, Meret tanto criticato che salva pure gli ultimi 10 minuti da una possibile paura. È un Napoli perfetto. Non si può dire altro di una squadra che ha fatto 50 punti in un girone. Era successo solo alla prima Juve di Ronaldo, alla Juve di Conte 2013-14, all'Inter di Mourinho post-Calciopoli nel 2006-07. Tutte queste tre squadre poi hanno vinto lo Scudetto.

Anche Spalletti a Salerno ha capito che la sua squadra può seriamente prendere in mano questa occasione irripetibile. A Napoli c'è chi dirà di aspettare la disfatta, ma questa stagione sa tutto tranne che di una Caporetto. A meno di catastrofi naturali, pare davvero difficile inquadrare questa stagione diversamente. Se il Napoli facesse il girone di ritorno dell'anno scorso (tanto vituperato, dove si è perso a Empoli 3-2 in rimonta e in casa con la Fiorentina e col Milan) arriverebbe a 90 punti e forse sarebbe primo comunque. Perché le altre dovrebbero fare 50 punti su 57 come il Napoli e finora non hanno dimostrato di esserne in grado. I princìpi tecnici che Spalletti ha saputo trasmettere, il modo in cui ha saputo relazionare tra loro le qualità singole di questi calciatori è commovente ed è una lezione di calcio. Quello giocato. E c'è pure ancora da migliorare. Si può aprire un ciclo virtuoso. Si può fare a Napoli, il che sarebbe un clamoroso passo avanti culturale anche per la città, non solo dal punto di vista sportivo.

 

A cura di Mattia Fele

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