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editoriali

A Salerno il pericolo della novità: Inzaghi studia un calcio evoluto, Dia imprescindibile

Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

La nuova Salernitana è un'incognita e un derby è sempre un derby: Inzaghi cercherà - mettendosi a specchio - di depotenziare il Napoli?

La Salernitana di Inzaghi arriva al derby in una delle situazioni più complesse e paradossali degli ultimi anni. Un cambio di allenatore tanto repentino quanto - a conti fatti - annunciato già nella parte pre-stagionale. Proprio per colpa del Napoli: Paulo Sousa era stato contattato da De Laurentiis prima di Garcia e pareva anche essere attratto dall'idea, prima di fare dietrofront ed allenare (male) la squadra che pochi mesi prima aveva salvato e fatto giocar bene. Di nuovo la stessa tiritera, come fu per Nicola l'anno scorso. Ecco ora un nuovo tecnico che ha portato brio e un nuovo (vecchio) cambio modulo: il 4-3-3 che diventa 4-3-2-1 come contro la Sampdoria - finita 4-0 per i granata -.

Quel sapore di nuovo

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Rispetto all'anno scorso, almeno in fatto di uomini, la Salernitana non è poi così cambiata. C'è però da aggiungere la gestione di Dia, altro elemento che voleva andar via - o così è parso - e poi è rimasto per aiutare la squadra. Una rosa abbastanza competitiva per gli obiettivi dei granata, pure in una piazza ambiziosa come quella di Salerno. Il punto è che forse i giocatori non ne potevano più di seguire i precetti, i princìpi di un allenatore che aveva perso quel pizzico di credibilità necessaria. Ora tutto nelle mani di Inzaghi, che è venuto per rivoluzionare e per dimostrare finalmente di essere da Serie A al pari di suo fratello, che finora - parla la carriera - si è dimostrato un tecnico molto migliore. Eppure il gioco visto con la Reggina fu tutt'altro che banale a tratti, con ricerca degli spazi costante e capacità di modularsi e adeguarsi alla partita che si sta disputando. Un po' il sogno nel cassetto di Rudi Garcia, ma la Salernitana l'anno scorso non ha vinto alcuno Scudetto e forse aveva anche bisogno di un cambiamento di rotta sul piano squisitamente tecnico. Così Inzaghi ha arretrato Mazzocchi, ridato centralità a Dia e a un buon centrocampista come Maggiore, coinvolto di più i trequartisti in mezzo al campo e provato a dare un gioco funzionale, tra le linee e le intercapedini delle difese avversarie. Che questo premi contro la qualità immensa del Napoli in fase offensiva, lo dirà il campo.

La stella

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Nel calcio - per ora, a quanto sembra - interpretativo e di lettura di Inzaghi, è ovvio che un calciatore evoluto come Dia vada a nozze. Per lui non un inizio semplice di stagione, ma quando c'è si sente eccome. La sua qualità il Napoli la conosce bene, proprio perché l'anno scorso al Maradona l'attaccante riuscì a rovinare una festa Scudetto già pregustata e anticipata, all'ottantesimo. Si tratta di un calciatore con personalità, devastante nella finalizzazione e molto mobile, difficile da tenere nella sua mattonella perché non ne ha una. Proprio in questo senso con Inzaghi può trovarsi benissimo, andando a ricercare lo spazio come posizione. In questo, l'allenatore ed ex Campione del Mondo sembra molto ferrato, almeno nella teoria e nelle idee. Trasmetterle poi fa tutta la differenza. Natan dovrà tenere sott'occhio le sgasate, ma soprattutto i movimenti senza palla, di Boulaye.

Di Mattia Fele

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