editoriali

L’ossessione, la ricerca vinceranno sempre l’isolato talento: è la lezione in eredità da CR7

Giuseppe Ferrara

L'eliminazione del Portogallo grava sulle spalle di uno dei calciatori più forti del mondo. Le lacrime di Ronaldo hanno sancito la fine di una carriera ricca di record e riconoscimenti

Doveva essere il Mondiale della rivalsa, proprio in quei giorni in cui sembra che nessuno più ci credesse. Eppure, le parole che verranno usate oggi non sono e non possono essere d'incoraggiamento. Dopo il fischio finale del match tra Marocco e Portogallo è terminata un'era calcistica, per gli adulti ma anche e soprattutto per i più giovani. Ieri sera è giunto al capolinea un meraviglioso viaggio che ha come protagonista Cristiano Ronaldo.

Il dolore

—  

La faccia di Cristiano Ronaldo dopo l'eliminazione dal Mondiale in Qatar non va di certo interpretata. Tutti noi abbiamo vissuto la stessa sensazione, proprio come quando da bambini ti privano delle cose che ami. Lo stesso equivale per un campione del genere. L'ultima competizione prestigiosa in carriera, l'ultimo treno che poteva condurlo verso la gloria. Il tempo di salire non c'è stato, è successo tutto così velocemente e forse meritava un epilogo del tutto differente. Troppo spesso Cristiano è stato vittima di attacchi (molto duri) soprattutto da chi non fosse a conoscenza delle dinamiche. Diverse volte ha pagato per il suo carattere inimitabile, che ancor più nell'ultimo periodo della sua carriera l'ha portato a convivere con brutte disavventure. Ha cercato di dimenticare gli ultimi mesi, ha tentato di farlo con l'unica maglia che è cucinata perennemente nel suo cuore...il suo amato Portogallo. Eppure non c'è riuscito, altrimenti i discorsi sarebbero del tutto diversi. Partito da Madeira con un sogno che è giusto dire, non si realizzerà mai. Non è opportuno parlare di forma fisica, pressioni o qualsiasi altra cosa che riguardi il rettangolo di gioco, visto che tutti noi siamo di fronte ad un uomo che ha siglato ben 819 reti in carriera. I dati parlano da sé, la personalità e il modo di fare non scendono in campo e non lo faranno mai.

La chiusura di un'epoca calcistica

—  

Una della frasi più iconiche durante le conferenze stampe di Ronaldo è stata: "Semmai dovessi vincere il Mondiale mi ritiro". Non sapremo mai quanto di vero c'era dietro questa affermazione, ma di certo sappiamo quanta voglia possedeva la stella portoghese. La realtà è che niente potrà tornare più come prima. Fin dal primo giorno di questa competizione, gli esperti di calcio hanno parlato di "ultima occasione" e non solo per l'ex Juventus. Mai come questa volta son davvero tanti i calciatori che hanno salutato il panorama calcistico ad altissimi livelli. Ne potremmo citare moltissimi, ma basti ripensare a Cristiano e Lionel Messi. Due su tutti che negli ultimi quindici anni hanno letteralmente rubato la scena ad ogni rivale possibile. Per vedere e ricostruire talenti di questo calibro non occorreranno anni o addirittura mesi. La cosa più opportuna da dire è che forse nessuno potrà mai più rivedere un talento del genere, condito da una straordinaria brillantezza in tutti i suoi aspetti. Nel calcio odierno, un giovane viene acclamato dopo poche reti, ma CR7 ha abituato i suoi tifosi a numeri ben diversi. Stiamo parlando di un calciatore con una media da 50 gol a stagione in tutte le competizioni ed è del tutto lecito che a 38 anni suonati il fisico cominci a cedere. Ciò nonostante ha sempre dimostrato di lavorare sodo, con il giusto impegno. D'altronde senza caparbietà dov'è che potremo mai arrivare? Da nessuna parte. La storia del gioiello portoghese è molto chiara: il ragazzetto iberico non è nato con le stesse qualità che possiede ora, le ha formate col tempo e sopratutto con il duro lavoro. Forse, la cosa che rende Ronaldo unico nel suo genere è proprio questa. L'idolo di milioni di persone si è formato da solo, senza l'aiuto di nessuno. Ha saputo sfruttare l'unica dote presente nella sua indole: una voglia incredibile di diventare ciò che ha sempre sognato. 

Un finale diverso...

—  

Il mondo dopo l'eliminazione del Portogallo si è diviso in due: da una parte coloro che hanno gioito e dall'altra chi sperava in un finale del tutto diverso. Sotto tale aspetto non va analizzata solo la scarsa forma fisica delle ultime settimane, visto che le scelte del c.t Santos pesano di più. In Qatar è ormai risaputo che ci siano state forti discussioni tra il tecnico e il portoghese, ma privare un'intera Nazionale del suo uomo migliore è stata una delle scelte più difficili. Per ben due volte Ronaldo è stato costretto ad intonare l'inno dalla panchina, proprio all'ultimo Mondiale e forse all'ultima apparizione. Tutto ciò lascia strascichi pericolosi, ma non per il numero 7. Quest'ultimo meritava un trattamento diverso e non per le sue doti. Lo meritava per ciò che ha dato al calcio nelle ultime annate. Perché è vero che di fuoriclasse ne esistono tanti, ma non è sicuro che da un giorno all'altro possa mettersi in luce un identico campione senza tempo. Cristiano potrà anche appendere gli scarpini al chiodo nei prossimi giorni, ma l'apporto che ha dato a questo sport resterà inciso per sempre nei cuori dei suoi fan.

 

A cura di Giuseppe Ferrara