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Mou chieda a se stesso perché la Roma ha meritato di perdere. Spalletti non cerca solo bellezza

Mou chieda a se stesso perché la Roma ha meritato di perdere. Spalletti non cerca solo bellezza - immagine 1
Spalletti ha vinto pertugiando la noce di Mourinho e i vari strati di autobus di linea piazzati davanti all'area di rigore. Osimhen ha sfondato la porta con un destro al volo. Il Napoli è primo in classifica con 29 punti su 33 disponibili

Mattia Fele

Un Napoli straordinariamente maturo vince contro la Roma una partita apparentemente uguale all'anno scorso: tanta intensità, tanto caos e ribaltamenti di fronte. La Roma come al solito l'ha posta sul fisico e sulla velocità, trovando di fronte un Napoli gagliardo e sicuro di sé su ogni uomo-contro-uomo. Sugli scudi Spalletti, Kvaratskhelia e Osimhen, troppo spesso tacciato di poca tecnica. Ha fatto un gol da attaccante super. Da centravanti mondiale.

Cosa è cambiato

roma napoli
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Nel primo tempo la Roma ha cercato di attaccare in verticale più del solito, comandando il gioco nella parte centrale del primo tempo. Molta fuffa e qualche occasione lieve, come quella di Abraham o il sinistro di Zaniolo che ha saltato di netto Lobotka sulla fascia. Poco o niente, un po' come il Napoli stesso. Zielinski e Lozano masticano due tiri dal limite mentre tutta la squadra sembra costretta a rincorrere gli avversari, scalando un po' in ritardo in certi scivolamenti e subendo tanto la pressione di Karsdorp e Spinazzola. La prima frazione si chiude nella positività generale da parte dei tifosi giallorossi (che ancora hanno inneggiato all'eruzione del Vesuvio, pure oggi con la Curva diffidata ndr), ma l'impressione è che la gara possa assumere le stesse pieghe dello 0-0 dell'anno scorso.

Solo che è un altro Napoli: Spalletti lo sa e tra primo e secondo tempo chiede semplicemente di continuare ad essere se stessi, a pigiare sull'acceleratore magari inserendo più qualità e aspettando il calo inevitabile della pressione romana. Succede così che prima Lozano, poi Osimhen e Juan Jesus vadano vicinissimi al gol. Poi ancora Elmas su calcio d'angolo (inserito da Spalletti per un buon Ndombele). La mossa vincente è improvvisa ed è quasi accolta nello stupore generale: in tribuna stampa si chiedono addirittura chi sia il numero 70 del Napoli, che entra in campo al 74'. Si tratta di Gaetano, gioiellino che aspetta con umiltà da mesi la sua occasione. Spalletti nota degli errori tecnici a centrocampo e non ha problemi a inserire un ragazzo considerato da tutta la stampa non pronto. Gianluca scalpita e si vede, al punto che in campo dà tutto. Tocca tanti palloni e sono tutti di qualità, smista bene e arriva quasi alla conclusione in un'occasione di contropiede. Insieme a Politano (cambio di default però, questo ndr) indirizza la partita.

L'ex Sassuolo si inventa un pallone di prima alle spalle della linea e buca Smalling (la stampa parla di errore dell'inglese, ma è stato Osimhen ad essere pazzesco e famelico), trova Victor in posizione regolare e il nigeriano pesca l'asso dalla manica, il coniglio dal cilindro. Sbaglia prima un gol semplice e poi schianta nella porta quello più difficile, quasi impossibile. Ha fatto un gol stellare e ha fatto saltare tutta la panchina insieme a lui, increduli. Così il Napoli è lanciato al primo posto a 29 punti dopo sole 11 giornate, con soli 4 in meno rispetto al punteggio massimo possibile. Con 4 vittorie su 4 in Champions. Con una rosa profonda, un allenatore che ha presa pure sul popolo, un giocatore che fa innamorare che viene dalla Georgia. Così il Napoli ha ribaltato le griglie da Pasquetta di inizio anno che consideravano la Roma da Champions, il Napoli al settimo posto.

Insomma questo gruppo non è solo bellezza. Sa concretizzare un'idea a partire da un forte senso del gruppo ma anche da individualità forti. Kim è un'individualità forte. Kvaratskhelia è un uomo umile ed un calciatore stratosferico. Lobotka gioca sul velluto, Zielinski in una proposta corale è come il parmigiano sulla pasta asciutta. Olivera ha quella voglia di arrivare tutta sudamericana che non è mai stata propria di Insigne, di Fabian Ruiz. Koulibaly voleva andar via da tre anni. Non si discute il valore di questi nomi e del loro apporto meraviglioso, ma il loro essere adatti affinché a Napoli si possa arrivare fino in fondo al traguardo senza che nessuno molli. Con una voglia matta di ricominciare ogni allenamento post-partita come se non fosse successo niente. Invece qualcosa è successo! Il Napoli ha vinto due volte a Roma in tre mesi. Mou dalla sua ha una buona squadra ma non ha mai nella sua carriera creato questa collettività che mostrasse - oltre a un pazzesco temperamento - una proposta corale di gioco. Napoli è forse pronta per andare fino in fondo questa volta. Forse è pronta ma lasciamoci sorprendere.

A cura di Mattia Fele

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