L'editoriale di Maurizio Zaccone
C'è un celebre sketch del principe Antonio de Curtis in arte Totò, dove racconta di essere preso a schiaffi da un passante senza reagire. Il passante lo chiama Pasquale e, ceffone dopo ceffone, lo gonfia per bene. Totò, alle domande dell'interlocutore sul perché non reagisce, risponde sempre "e volevo vedere dove voleva arrivare". La battuta finale è che lui non se ne fregava nulla, perché in fondo non si chiamava Pasquale. Però io, dopo la partita di ieri, mi sento un po' Totò o un po' Pasquale. Nel senso che mi sento la faccia gonfia di schiaffi, e mi rendo conto di non aver mai reagito. Ed è la storia del Napoli e dei suoi tifosi.
Una piazza che ha assorbito tutti i colpi di questa stagione, per l'immensa gratitudine verso quella passata. Con grande maturità ha riempito lo stadio sempre, e ha sostenuto i calciatori fino all'ultimo minuto. Ha sperato in tutti gli obiettivi che man mano sfumavano. Ha visto una squadra che però non ha mai lottato per nulla. Si troverà forse a competere per un'Europa minore, ma solo per inerzia. Perché la matematica e le concause la faranno trovare lì. Ma in campo non ha lottato per nulla. Non ha fatto peggio perché di peggio non si poteva fare. Se De Laurentiis ha commesso una sfilza infinita di errori, dettati dalla presunzione e dal delirio di onnipotenza, bisogna anche tener conto di un manipolo di giocatori che vuoi per incapacità, che vuoi per indolenza, sono riusciti a mascherare persino le colpe della proprietà con prestazioni del tutto imbarazzanti. La classifica è quanto mai onesta e giusta. Siamo dove meritiamo di stare. Abbiamo meritato di uscire a pallonate dalla Coppa Italia, e da tutte le altre competizioni.
"Apatia mentale" l'ha chiamata Calzona. Lo sanno solo loro come è possibile scendere in campo con tale sufficienza, con tale mediocrità. Non esiste una sola giustificazione. Di cosa vogliamo parlare? Della partita di ieri? Del nuovo allenatore? Degli acquisti fatti e mai utilizzati? Di Dendonker che viene pagato € 25.000 al minuto? Ogni settimana pensi di aver toccato il fondo, e ti accorgi che stai solo cominciando a scavare. Questo è il film che non ti aspettavi, non quello del 4 maggio. Perché ogni settimana ci regalate un colpo di scena, la sistematica ripetizione di prestazioni sempre più cialde e insapori, di una squadra che fa piangere e che l'unico sorriso lo strappa quando guardi quel tricolore sul petto e ti domandi come ci sia mai capitato. Teniamoci l'annata scorsa in naftalina, un regalo del destino forse come premio per il lavoro fatto negli anni precedenti, che ci avrebbero dovuto giustamente premiare con un tricolore. Ma auguriamoci al più presto di vederla smantellata questa squadra.
La ricostruzione è fallita, senza dubbio. Ci ha dato uno scudetto per piombare nell'incubo. Vogliamo farlo un breve passaggio sulla partita di ieri? Ok. Potevamo giocare altri 300 minuti, la palla non sarebbe mai entrata, anche perché abbiamo fatto un tiro in porta in 90 minuti. Non c'è uno straccio di idea di gioco. Se vendiamo veramente Osimhen a cifre da clausola dobbiamo scappare perché ci denunceranno per circonvenzione di incapace. Natan un qualcosa di incommentabile. Di Lorenzo gioca dopo aver preso tre birre. Calzona non ne parliamo. Simeone ancora gli ultimi tre minuti. Contro chi tutto questo? Contro l'Empoli. Che in 10 partite casalinghe su 16 non è riuscito ad andare in gol. Un record. Nelle ultime 6 partite ne ha perse 5, tutte e 5 senza segnare un gol. Ieri poteva chiudere tranquillamente 3-0 il primo tempo. E ha esibito tunnel e colpi di tacco.