Capiterà a molti professionisti e dipendenti lavorare al cospetto di qualcuno che non stimiamo, ciò non deve - mai - toglierci gli occhi dalla bellezza del contenuto che abbiamo l'onore di produrre. Per i gol si esulta. Perché i gol creano felicità e gioia non solo in chi ci guarda ma in noi stessi che ci esibiamo e ne viviamo. Osimhen vive per il gol da quando a Lagos, in Nigeria, calciava le pigne con i suoi amici. Poi lui ce l'ha fatta e non ha mai negato di essere partito dal nulla. Questa sia per lui una forza, non un limite bloccante. Anche se andrà via da Napoli a giugno o in qualunque altra data. Ed è anche giusto! Victor ha un potenziale da squadra top di Premier, una dimensione tecnico-economica che il Napoli non potrà offrirgli nemmeno tra 10 anni, dato che in Italia ancora si battibecca sui diritti Tv e sulle infrastrutture. E chi le costruisce le fa uguali a quelle inglesi e tedesche, però quelle di 20 anni fa. Si pensi al meraviglioso Westfalen Stadion di Dortmund dove pochi giorni fa si è giocata Borussia-Milan. Stadio ristrutturato nel 2006 - ancora bellissimo - ma comunque nel 2024 non si può pensare di ispirarsi a quella struttura per innovarsi. Come invece succede in Italia.
Quindi la grandezza di Osimhen stia pure nel riconnettersi con se stesso e con la gioia di segnare un gol e di tirare un rigore. Anzi, come l'anno scorso in fin di campionato, ci auguriamo che se il Napoli avesse un altro rigore lo calci proprio il numero 9. Col suo piattone aperto a spiazzare il portiere. Se lo sbaglierà sarà uguale, ma almeno avrà ritrovato il suo feeling con l'appartenenza anche alla società Napoli che - va detto - non è solo De Laurentiis e Victor non può ridurla a questo, o a come sono state gestite certe dinamiche. Poi per carità, tra persone ci si può non-prendere ed è nell'ordine oggettivo delle cose. Ma bisogna perdonare, capire, immettersi nei panni degli altri che lavorano come facciamo noi e fanno tutti. Va da sé che le sensazioni, i pensieri debbano rispettare i comportamenti e poi viceversa. Osimhen si senta libero di essere felice - lo sappiamo che lo è quando gioca - se segna o prenda il pallone tra le mani senza paura per calciare il rigore prossimo che verrà fischiato al Napoli (e si faccia tradurre La leva calcistica del '68 di De Gregori). Farlo ed esultare non toglierà nulla al fatto che andrà via da Napoli, ma darà qualcosa in più a sé stesso. Gli toglierà un peso.
Di Mattia Fele
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