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NAPLES, ITALY - SEPTEMBER 30: Victor Osimhen of SSC Napoli stands disappointed during the UEFA Europa League group C match between SSC Napoli and Spartak Moskva at Stadio Diego Armando Maradona on September 30, 2021 in Naples, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
Victor Osimhen è un castigo divino (un castigo per gli avversari, s'intende). Mario Sconcerti, decano del giornalismo sportivo italiano, lo ha forse improvvidamente paragonato a "Rombo di tuono" Gigi Riva. In ogni caso, provocazioni a parte, non c'è alcun dubbio che l'attaccante azzurro sia in questo momento il miglior giocatore della Serie A.
Victor è in grado di fare reparto da solo: corre letteralmente il doppio rispetto agli avversari e nessuno ha segnato quanto lui. Ma c'è un altro aspetto da prendere in debita considerazione... ed è un qualcosa che va ben oltre l'egoismo, lo stigma del grande centravanti: Osimhen è il primo difensore della squadra. Attacca, ripiega e poi protegge la palla, fa salire i compagni, si dimena in ogni centimetro di campo. Il suo rapporto con gli elementi del calcio (il terreno di gioco, l'aria, la palla) è pregno di un "erotismo" che non può non destare stupore. Domenica al Franchi, specie a inizio secondo tempo, ha puntualmente ripiegato nella propria aria di rigore. Corre senza fatica, gioca su altre frequenze. Qualche volta è finanche intervenuto in diagonale difensiva risultando provvidenziale: roba da stropicciarsi gli occhi. Mai visto un giocatore così. O quasi. Finalmente il Napoli ritrova il suo Cavani, il nove tuttocampista che a differenza di altre stelle (alcune finite anzitempo in padella) non vale solo il classico gol in più a inizio partita, ma vale anche... l'uomo in più.
"L'uomo in più" è anche l'opera prima del regista napoletano Paolo Sorrentino. Il film racconta la storia di Antonio Pisapia, un ex calciatore - probabilmente ispirato ad Agostino Di Bartolomei - che si suicida perché non accetta l'anonimato, il destino feroce che attende al varco ogni professionista che si ritira. Pisapia però voleva allenare, voleva una squadra con cui esprimere le sua idee di calcio. Grazie al subbuteo aveva infatti teorizzato uno schema a quattro punte con "l'uomo in più" in attacco (schema peraltro ispirato ai principi che Ezio Glerean mise realmente in pratica col suo Cittadella). Ma questa, anche se non ne siamo del tutto sicuri, è un'altra storia.
Osimhen da par suo, è l'uomo in più del Napoli: è la terza e poi anche la quarta punta della squadra. La sensazione è che con il nigeriano in campo il collettivo giochi in superiorità numerica. "Ma non si perde con l'uomo in più in attacco?" Pisapia non ha dubbi: "Non perdo, perché i miei giocatori corrono più dei tuoi. Per correre 90 minuti a un certo ritmo bisogna allenare il cuore prima dei muscoli". Il cuore, appunto. E non provate a dire che è solo una questione di talento o, peggio ancora, di soldi. Osimhen viene dalla discarica, ed è abbastanza banale ribadire che uno così ci mette il cuore come nessuno. Altro che play station, altro che scuola calcio, fascetta nei capelli e scarpette fucsia. La sua vicenda personale è una cambiale per il futuro del Napoli. Ma ora è tempo di ghermire la storia.
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