La pochezza del "calciomercatismo" riflessa nel caso Osimhen: una macro-farsa ricca di stravolgimenti inesistenti per attrarre e tenere sulle spine lettori e in generale tifosi. Alla stregua di Temptation Island, tra gossip e spettacolo trash
Victor Osimhen resta a Napoli (almeno) per un'altra stagione. Un assunto che desta sorpresa più o meno quanto Mengoni che vince Sanremo 2023 (ndr lo aveva vinto sin dalla prima nota), una barca che sull'acqua si tiene a galla o un fuoco che scotta. Lo ha annunciato De Laurentiis per la quarta volta in due mesi, ma ieri - non si sa per quale ragione astrale - ha avuto più effetto. Ha smosso i giornali di tutta Italia e tutti i siti ce l'avevano in primo piano. Senza pensare minimamente al bigger picture, con una situazione economico-tecnica ben chiara da ormai mucchi di settimane: 1) il PSG se n'è fregato altamente di Osimhen e delle pretese di De Laurentiis. 2) L'Arabia Saudita sarebbe stato un passaggio ridicolo per un centravanti che è secondo solo ad Haaland in Europa per quanto è futuribile. Nessun altro club aveva ed ha bisogno di un 9, se non il Tottenham che però ha raggiunto solo ieri un accordo con il Bayern per cedere Kane. Di più, al mondo non esiste solo Osimhen e la si dovrebbe pure smettere con questo Napolicentrismo (o italocentrismo più alla larga), per il quale tutto il mondo dovrebbe volere i nostri campioni. Che sono forti, ma a Parigi non si strapperanno i capelli per aver preso Goncalo Ramos. E hanno pure "perso" Mbappé.
Bocca asciutta
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Lungi da chi scrive voler muovere un attacco a professionisti di un certo lato di questo mestiere - talvolta ingrato - che è quello del cronista sportivo, l'impressione è che il calciomercato stia diventando un enorme reality show 24/7 che ossessiona il lettore-tifoso fino a fargli perdere l'aderenza al reale. Notizie ogni minuto (riciclate), gare a chi arriva prima come alla mensa di terza elementare e soprattutto errori ed approssimazioni per creare un hype sconsiderato. In nessuna analisi di calciomercato è stato detto che sarebbe stato ovvio e naturale che uno come Osimhen - una volta compreso che il PSG avesse virato su altri (ora addirittura vuole pure Kolo Muani) - non sarebbe mai andato in Arabia a 24 anni suonati. Addirittura c'è chi ha strumentalizzato le parole di Garcia pensando che a lui si riferisse con la locuzione "infortuni di mercato". Il famoso sordo che non vuol sentire che tutte le nonne ci hanno insegnato in adolescenza, qui si trasforma in arte divinatoria e giudizio tendenzioso. Sempre. Pure con 200 milioni sul piatto - mai pervenuti, mai - Victor Osimhen, l'uomo che arriva dal basso e sa cosa significa l'ambizione quando non hai assolutamente nulla, non avrebbe mai preferito i soldi ai gol che contano. A meno che non avesse bussato la Premier League che però non è ancora interessata e lo sapevano tutti, pure chi non fa mercato.
La realtà nuda e cruda è che De Laurentiis ha lasciato a bocca asciutta pure i migliori espertoni onniscienti che parlano direttamente con le famiglie dei calciatori o sono parenti alla lontana dei direttori sportivi. Ha preso Natan e Cajuste letteralmente dal nulla e in 3 ore. Natan non è mai stato nominato tra i vari Kilman, Le Normand, Mavropanos, Danso e si potrebbe continuare all'infinito. Ad onor del vero si fece il nome dello svedese ma solo in un'occasione e con voce molto flebile. Quindi fa ridere anche chi in queste ore cerca di giustificarsi dicendo - tra trenta nomi - io l'ho detto! Lo avevo nominato! Lo avevo visionato! Due parole: Maurizio Micheli. Lui sicuramente sapeva chi avrebbe cercato il Napoli. Voialtri, noialtri no. Questione rinnovo: sì, è sicuramente una priorità della società e infatti gli incontri sono stati molteplici. È probabile che De Laurentiis abbia visto più volte Calenda negli ultimi tre mesi che suo figlio Luigi che è a Bari. Il punto è che Victor ha tutto il tempo di scegliere se e a che condizioni rinnovare e il presidente di venirgli incontro o di non farlo. Fino al 2025 può persino cadere il Governo e invece si parla di rinnovi come se fossero allarmi dell'oggi. Perché, per esempio, nessuno parla di Lozano? Eppure nelle prossime settimane qualcosa potrebbe muoversi su quella fascia. Altro giro di sorprese.
Più in là si parlerà pure di chi parla di squadra in ritardo, infortuni vari e Milan già campione d'Inverno. Ma - un po' alla Lele Adani - è Padre Tempo che si farà sentire già di per sé. Nel calcio è bravo chi parla (bene) dopo e non chi spara nella folla a caso prima. Analizzare i fatti accaduti. Sul mercato, prendiamo le parole di Ranieri e usiamole come spunto e allarghiamolo: qual è il senso di anticipare le trattative col rischio di sbagliare? Al tifoso che importa del "se..." e del "ma..."? Chi legge vuole solo sapere il Milan, l'Inter, il Napoli e la Juve chi acquistano. Non chi cercano, a chi telefonano e quando, quante offerte e come e perché, e quante clausole e quanti milioni e quanti diritti di immagine impediscono le trattative, e quali sono i sogni e quali le realtà. Non è ImmobilDream. Purtroppo si andrà sempre peggio, con la buona pace di chi ancora sa verificare le fonti e parla solo in caso di certezza. Ma in Italia sono giusto due.