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editoriali
(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
Azzannare le partite è un qualcosa che appartiene solo ai grandi campioni: non una caratteristica, quasi un modo di essere. "Gli occhi della tigre" direbbe Sylvester Stallone. Quelli che ha sempre avuto Victor Osimhen: mai decisamente sazio, sempre spietato alla ricerca del guizzo. E pensare che dopo gli exploit di Simeone e Raspadori c'era davvero chi era pronto a relegarlo in panchina. Un qualcosa di "out of mind" - "fuori di testa" - direbbero in Inghilterra. Esiste davvero chi non darebbe una maglia da titolare ad uno che segna un gol ogni 90'? E non solo: perché non fermatevi subito ai numeri, Victor è questo, ma anche tanto altro.
Il nigeriano è un cannibale che divora prato ed avversario. Che sembra quasi che stai per arginarlo e poi te lo ritrovi in porta. Brucia il terreno. Diventa un qualcosa di ingestibile, mentalmente e tecnicamente. Sono pochi i calciatori con la sua voglia, con il suo voler essere sempre determinante. Che sia una partita in cortile o una finale di Champions League: ad avercene di Victor Osimhen! Nove più che atipico, ma tremendamente efficace. Ed adesso che sta diventando più che imprevedibile, diventa anche difficile da studiare per qualsiasi squadra europea.
La sua crescita tecnica è sotto gli occhi tutti. Sta completando il suo passaggio da ' calciatore da servire solo sul lungo' ad 'attaccante completo'. E chi lo avrebbe mai detto? Forse nessuno. Ed invece Victor sta smentendo tutti. Ancora. Prima fuggiva via per prendere il tempo dai difensori, oggi no. Li sfida. Si abbassa, pulisce il gioco e si getta nello spazio: come faceva un certo Gonzalo Higuain, che sia chiaro, siamo lontani anni luce, ma l'idea dell'ex Lille è quella.
La partita contro l'Atalanta è l'immagine della metamorfosi del '98. Prima causa un rigore per un'ingenuità nella propria aria, poi si carica i suoi sulle spalle. Lo fa raccogliendo un pallone perso nel cielo bergamasco, prende l'ascensore e ristabilisce la parità. Ed è qui che molti non hanno notato un gesto silenzioso di Victor Osimhen. Qualsiasi calciatore sarebbe andato ad esultare per la rete del momentaneo pareggio. Tutti, tranne uno: tranne il nigeriano. Che prende il pallone e lo riporta in mezzo al campo, come a dire: "Ora andiamola a vincere". E lo fa per davvero, perché è da una sua giocata che nasce la rete di Elmas. Prima sfida Demiral, lo salta e lucidamente serve un cioccolatino per il numero sette, che supera Musso e riporta il Napoli a danzar con le stelle.
Da quando è ritornato, non ha smesso di stupire. Appare più completo, ordinato: come se avesse completato lo step successivo per diventare un calciatore mondiale. Ed il rapporto con Spalletti è sicuramente uno stimolo interno che lo sta aiutando ad imporsi. Già, Luciano. Il padre di tutti. L'unico che non pensò di sostituirlo in quella sera romana. Il risultato? Vittoria di misura pesantissima. La rete? Già, del nove nigeriano. Un golazo. Ma uno di quelli belli belli.
Stupiscili, Victor. Stupiscili tutti. Come hai sempre fatto. Sei sul tetto d'Italia, non sarebbe bello se durasse per sempre? Dalle vie di Lagos al rendere felice una piazza intera, dalla vendita di bottiglie d'acqua al titolo da capocannoniere. Si chiamano sogni, che spesso diventano realtà. Ma ormai hai conosciuto alla perfezione il popolo partenopeo, "hanno un sogno nel cuore!". E tu puoi realizzarlo.
A cura di Gennaro Del Vecchio
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