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editoriali

La storia di Nicola impartisce una lezione al sistema calcio: dov’è la riconoscenza?

Giuseppe Ferrara

La storia di Davide Nicola servirà da esempio in futuro. Il tecnico ha dimostrato che prima delle qualità, cuore e determinazione possono garantirti un posto nella storia

Una storica promozione che mancava da troppi anni ad una città come Salerno. In questi casi occorre mettere da parte la rivalità ed analizzare uno dei campionati più simbolici di sempre. Mentre il Napoli perdeva a Empoli, i granata lottavano sul rettangolo verde in cerca di una disperata salvezza, prima di allora impensabile. Eppure un uomo, da solo è riuscito a raggiungere un traguardo incredibile. La storia che sto per raccontare vede come protagonista Davide Nicola, uno che dalla vita non ha mai ricevuto "troppo".

Mina vagante

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15 febbraio, può sembrare un giorno come gli altri ma non lo è. La Salernitana opta per un cambio in panchina, al posto di Stefano Colantuono viene ingaggiato Davide Nicola. I granata versano in condizioni "pietose" e non a caso sul fondo della classifica. A Salerno l'aria che si respira non lascia presagire nulla di buono. La delusione è tanta, ma l'amore per la squadra resta  intatto. L'ex allenatore del Crotone sa come affrontare sfide importanti, nel calcio e nella vita. Infatti, il neo presidente Danilo Iervolino dimostrerà di averci visto davvero lungo. Tra lo scetticismo generale, comincia il percorso del nuovo manager. Fin dalla prima partita, la musica sembra essere cambiata. All'Arechi arriva il Milan, in piena corsa per lo scudetto che però sarà costretto a lasciare punti per strada (2-2). Da quel match, da quei novanta minuti nasce un nuovo gruppo, che per la prima volta in stagione ha un vero condottiero e non lo è diventato per caso.

Riscrivere la storia

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Durante un campionato i mesi decisivi sono marzo e aprile. Infatti, in quei giorni cominciarono i primi calcoli per la retrocessione e la particolare indiziata continua ad essere la Salernitana. Il finale lo conosciamo tutti, ma non è quello che verrà analizzato. La favola ha un lieto fine che però meritava di continuare. I granata centreranno una salvezza definita "estrema" e forse non è l'aggettivo giusto. La permanenza in Serie A ha "inguaiato" altri club, molto più blasonati come ad esempio il Genoa. Ma forse la differenza non sta nei calciatori, ma in chi guida questi ultimi. Essere un allenatore professionista non è un ruolo accessibile a tutti. Occorrono classe, caparbietà e menefreghismo, tanto menefreghismo. In fondo lo sappiamo, il calcio è come la vita e ci sarà sempre qualcuno a cui non piacerai. Davide Nicola non avrà dato un gioco "formidabile" al suo club, ma ha fatto quello che forse i grandi tecnici non hanno mai avuto il coraggio di "donare": il cuore. La salvezza non porta il nome di un giocatore in particolare, né di un gruppo di questi. Porta con sé tanto lavoro e perseveranza, quella con la quale ognuno di noi si scontra spesso. "Essere imperterriti" non è un difetto, ma non un pregio. Il tecnico, oltre ad un suo dialogo (motivazionale) molto famoso, ha mostrato all'Italia intera che qualità e investimenti lasciano il tempo che trovano.

Un treno al capolinea

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Il viaggio di Davide Nicola è terminato. In modo forzato e irrispettoso è stato costretto a scendere dal treno, di sua assoluta ed indiscussa proprietà. La conosciamo la legge del calcio e fa male. Come un brano di una canzone, noi tutti sappiamo che "in assenza di risultati, a farne le spese sarà l'allenatore". Beh, in fondo questa verità non regge per nulla al mondo. Nonostante, il calcio sia un'industria e non più un "semplice sport" chi lo comanda dovrebbe percepire i momenti e le emozioni di chi ha dinanzi a sé. La decisione più facile non è sempre quella di cambiare e voltare pagina. Spesso, come nelle relazioni si può optare per un compromesso, uno di quelli che fortifica entrambi i protagonisti. A Salerno, la scelta è stata differente. Si è preferito un cambio tecnico, tattico ma che forse non raggiungerà mai i livelli umani creati dall'uomo in foto. Le unioni fortificano e sapere di avere un capo espiatorio alle tue spalle ti rende più forte. Forse, la città e i calciatori dimenticheranno in fretta ciò che è stato...ma gode di un aggettivo chiamato "riconoscenza" ricorderà per sempre le imprese di questo individuo.

 

 

A cura di Giuseppe Ferrara