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Garcia scongeli Natan, dimostri che può essere titolare: la sosta è la chiave

Garcia scongeli Natan, dimostri che può essere titolare: la sosta è la chiave - immagine 1
Il sostituto di Kim Minjae non può restare oggetto misterioso ancora a lungo. Bisognerà vederlo in campo: Garcia lavorerà durante la sosta proprio in questa direzione, anche se la sconfitta contro Sarri pone altri temi e interrogativi
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Sfatiamo immediatamente un mito: la sconfitta del Napoli con la Lazio non ha a nulla a che vedere con i singoli componenti del quartetto di difesa e non è stata colpa di Juan Jesus. Con quelle distanze tra i reparti, anche un velocista come Kim avrebbe avuto problemi importanti nonostante la sua grandissima abilità nel prevedere le situazioni (tutte) di gioco. Detto questo, continua a costituire grosso dubbio l'utilizzo inesistente di Natan, difensore di piede mancino acquistato ad inizio agosto dopo una serie di nomi trattati per settimane: Kilman, Danso, Le Normand, Pau Torres e chi più ne ha più ne metta. Ad oggi, l'ex Bragantino vanta solo presenze negli allenamenti: sta studiando l'italiano (già un po' lo parlava in conferenza, mostrò tanta umiltà ndr), regolando la sua alimentazione e quindi il suo fisico e acquisendo conoscenze tecnico-tattiche. Almeno questo è quello che ci viene raccontato.

Il famoso tè caldo

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Napoli-Lazio è stata ed è sicuramente una partita spunto di riflessioni, che verranno sia portate in grembo dai calciatori (sono 15) nelle rispettive nazionali d'appartenenza sia a Castel Volturno dai match analyst e da Garcia stesso, impelagato nel cercare di capire come sia stato possibile che la stoffa della sua squadra si sia così facilmente slabbrata. Un asso nella manica proprio in questo senso può essere Natan: pur se il Napoli avesse vinto, il tecnico francese di certo avrebbe lavorato in questi 14 giorni scarsi sul velocizzare l'inserimento del brasiliano nei propri schemi, che sia in una ipotetica difesa a 3 (Natan ha giocato spesso in carriera da braccetto alla Bastoni, per intenderci) o in quella classica a 4. Ora, a maggior ragione, l'ex Bragantino può diventare il jolly da giocare per iniziare a tenere la linea difensiva in modo diverso, per condurre le partite con quel piglio aggressivo ancora maggiore pure con tanto spazio alle spalle.


Il famoso "tè caldo" tra primo e secondo tempo è metafora del fermo necessario per analizzarsi e chiedersi se la direzione sia quella giusta in tutto e per tutto. Di certo in parte lo è: il Napoli ha Kvara-Osimhen-Lindstrom come potenziale trio d'attacco e sembra sulla carta un insieme di calciatori che possono da soli vincere il 75% delle partite in Serie A. Per il resto, per eccellere serve una compattezza diversa e un collettivo da ritrovare bene posizionalmente sul campo affinché duri 90', non solo i primi 55. Natan non ha esperienza internazionale, non ha fatto un minuto in nazionale brasiliana ma è un giovane promettente scelto personalmente da Maurizio Micheli, che raramente sbaglia sulle doti tecniche di un calciatore visionato. Certo è che sorprende che il Napoli, squadra blasonatissima e nel mirino di molti dopo la stagione scorsa, abbia dovuto riferirsi alla quinta-sesta scelta nella visione del sostituto di Kim. Ma tant'è. Ancora più deleterio e deprimente per il ragazzo sarebbe ora acquistare un terzo centrale di sinistra come il Jerome Boateng svincolato di cui si parla così tanto.

A livello calcistico puro, ovvero in termini di caratteristiche di gioco Natan non si discosta così tanto da Kim. Chiaramente non ha però la stessa età, la stessa cultura né la stessa ambizione e la stessa esperienza. Il sudcoreano era già perno della sua nazionale e al Fenerbahce ha sempre guidato la difesa primeggiando in un campionato in crescita come quello della Turchia. Siamo certi - perché ne conosciamo il lavoro e la metodologia - che Spalletti sarebbe riuscito a tirargli fuori tutto ciò che serviva al suo Napoli ma bisogna fidarsi anche di Garcia, che è uomo di calcio, ex calciatore e sa come intervenire nella testa dei suoi ragazzi quando necessario. Ricordando che, quando era alla Roma nel biennio 2012-2014, l'allenatore riuscì a plasmare giovani del calibro di Lorenzo Pellegrini, Daniele Verde, Luca Mazzitelli vedendone il talento in Primavera e facendoli esordire. Con visione e insegnando calcio. Attendiamo che beva e digerisca il tè caldo, come dovrebbe fare l'ambiente di Napoli tutta.

Di Mattia Fele

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