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editoriali
(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
Napoli Verona a distanza di quasi 200 giorni
Spesso, chi ama la poesia considera l'opera di Khalil Gibran come una paccottiglia di frasi fatte e vagamente retoriche. Ebbene, chi vi scrive non è così d'accordo con questo assunto. Ci sono dei versi, dei pensieri che sono spietatamente veri al di là della loro portata lirica. Scrive Gibran: "La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera. Quando siete felici, se scruterete il vostro cuore, troverete che è ciò che vi ha fatto soffrire a darvi ora la gioia. Quando siete afflitti, scoprirete che state piangendo solo per ciò che vi ha reso felici".
Ma cosa c'entra tutto questo con Napoli-Verona? Semplice. I media scaligeri ci parlano di una formazione lanciata verso l'ennesimo risultato positivo. Ricordiamo infatti che il Verona di Tudor è terzo dietro Napoli e Milan in questa speciale classifica. Dopo gli esperimenti dell'incompreso (e forse incomprensibile) Di Francesco, il tecnico croato ha ripristinato la squadra "allo stato di fabbrica" e ha copincollato l'aggressività del suo connazionale Juric. Insomma, ha dato nuova vita a un gruppo fino a quel momento agonizzante. Qualcuno a Verona dice che è il Napoli a dover temere lo spauracchio del nord-est. Sarà anche vero (l'anno scorso gli azzurri hanno conquistato un solo punto con gli scaligeri), ma è qui che torna a tambureggiare la penna di Gibran, lo scrittore che abbiamo parcheggiato in apertura di pezzo.
Nessuno dice che se oggi il Napoli è pienamente consapevole del suo potenziale E DEI SUOI LIMITI lo deve anche a quello shock di fine maggio. Questa chiaramente vuole essere una piccola provocazione; tutti noi avremmo preferito giocare la Champions ed evitarci quel boccone indigesto. Eppure, ci ricorda il poeta, la nostra gioia è il nostro dolore senza maschera. Da quel dramma (sportivo) inaspettato, la squadra ha messo a fuoco tante cose. Ha capito che aveva molto da farsi perdonare (lo ha detto anche Spalletti in ritiro a Dimaro). Ha capito che se sottovaluti l'avversario puoi pure vincere la partita, ma il campionato lo perdi. Ha capito che i tifosi si stavano lentamente disamorando. Ha capito la lezione più importante: che cosa vuol dire sprecare il proprio potenziale. Nel calcio come nella vita, uno schiaffo inaspettato può ridestarci dal torpore.
Parafrasando Gibran, "il Napoli guarda dentro la sua gioia e ci trova quello che ieri è stato motivo di sofferenza". Ecco perché non c'è da mollare neanche un centimetro. Napoli-Verona sarà una partita complicata, questo è poco ma sicuro. Ma siamo ancora più certi che, proprio a fronte dei grandi temi emotivi sottesi al match, la banda Spalletti - che è ampiamente cresciuta sotto il profilo della gestione delle emozioni - non si farà trovare impreparata. Battere il Verona significa archiviare un capitolo, mettere a tacere gli ultimi spettri. La gioia di questo Napoli è figlia di quella disperazione. Insomma, se a fine anno sarà scudetto (fate pure i debiti scongiuri) toccherà fare una statua a quella "zoccola" di Giulietta.
A cura di Giovanni Ibello
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