In un Maradona che finalmente torna a ruggire, l'Hellas ci riserva l'ennesimo scherzetto del lustro. Non c'è niente da fare, anche a distanza di due anni, quando i gialloblù sono di scena a Fuorigrotta continuano a essere una tassa da pagare. E pensare che Diego ci teneva tanto a questa partita poiché proprio contro gli scaligeri, alla sua prima di sempre in Serie A, capì cosa vuol dire difendere i colori del Napoli. Nell'estate dell'84 gli azzurri esordivano al Bentegodi; furono accolti da uno striscione che recava questa scritta: "Lavatevi". Ed è superfluo immaginare quali cori si fossero levati a corredo. La partita terminò con un malinconico 3-1 (gol di Briegel, Galderisi, Di Gennaro e Bertoni). Quell'anno fu proprio la compagine guidata da Osvaldo Bagnoli a laurearsi campione d'Italia. In Serie A giocavano campioni formidabili del calibro di Platini, Zico, Falcao e, ovviamente, Maradona. Altri tempi.
editoriali
Il possesso palla è onanismo: Napoli, senza ferocia “nun te cocc ch”e femmene belle”
La storia della stagione parla chiaro: il turnover selvaggio ha sempre deluso
—Venendo ai fatti di ieri dobbiamo purtroppo constatare che il Napoli è in leggero calo. Beninteso, la vittoria dello scudetto non è in discussione, ma sta di fatto che, numeri alla mano, il trend adamantino degli ultimi mesi è solo un lontano ricordo. La storia di questa stagione ci insegna qualcosa che Spalletti ha deliberatamente ignorato e cioè che il turnover selvaggio non ha mai portato gli esiti sperati. Basta rendersi conto delle precedenti uscite in situazioni analoghe. Il Napoli ha vinto a stento contro lo Spezia con un gol di Raspadori al minuto 88, ha pareggiato con la Cremonese in Coppa Italia (per poi uscire ai rigori) e ha pareggiato in casa col Verona chiudendo con un pallido 0.42 di expected goals (occhio che l'Hellas ha chiuso a 0.47). In altre parole, Lucianone doveva sapere che Napoli-Verona è stata la cronaca di un risultato già scritto... che se ti va bene porti a casa un punticino. Non bastano certo 15 minuti per cambiare l'inerzia di un incontro, specie se l'avversario ti ha già preso le misure.
Di Lorenzo in versione bomber è un campanello d'allarme?
—Sterilità offensiva - Non potendo più contare sulla brillantezza dei mesi autunnali, il Napoli di oggi sembra Osimhen-dipendente. Basta contare tutte le palle scagliate in profondità per un Raspadori che in questo specifico fondamentale è francamente inutile. Gli automatismi della squadra necessitano di un vero nove che sia in grado di attaccare gli spazi e dare nerbo alla regia offensiva. Senza il nigeriano abbiamo visto qualcosa di profondamente diverso: un gruppo di illusionisti che fanno sparire il pallone togliendolo dalla disponibilità degli avversari. Ma il calcio, converrete, è ben altra cosa. Il possesso palla insistito è onanismo puro. Ma non siamo proprio noi napoletani a dire che chi tene paura nun se cocca che femmene belle? Beninteso, è giusto togliere la sfera dalla disponibilità dell'avversario, la statistica ha un peso specifico non indifferente. Noi non saremo mai del partito di Caressa: se la palla ce l'hai tu l'avversario non può farti male. Ma devi anche attaccare con ferocia. Controllare senza affondare il colpo è una forma di "viltà". Ieri abbiamo visto due o tre cross alla viva il parroco, tentativi velleitari. Non c'era nessuno al centro dell'aria ad attaccare la porta fatta eccezione per un azzurro. Stiamo parlando dell'onnipresente Di Lorenzo. Il capitano ha compreso fin troppo bene che se nessuno segna deve provare a mettersi in proprio. Ci ha provato a Milano, ha fatto lo stesso col Verona. Per carità, è lodevole... ma non può mai essere questa la soluzione. Ora testa alla Champions. Che questo sacrificio abbia avuto un senso.
A cura di Giovanni Ibello
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