E' difficile analizzare la partita che ieri ha visto sfidarsi, al Maradona, il Napoli ed il Milan nel prima del trittico di match che porteranno le due formazioni ad incontrarsi anche il 12 ed il 18 aprile per l'andata ed il ritorno dei quarti di Champions League. Ed è difficile analizzarla perché ieri, al Maradona, tutto è sembrato surreale: surreale il non-gioco del Napoli, che è sembrato non esser sceso in campo. Surreale il silenzio delle curve. Surreale l'ingresso in stadio nel silenzio generale di tamburi e bandieroni dei milanisti. Surreale il vuoto che si è aperto improvvisamente al centro della Curva B, simbolo di uno squarcio che pochi istanti dopo si è tradotto in rissa tra due gruppi Ultras che avevano posizioni diverse su come si dovesse gestire il non-tifo, ieri, nel "loro" settore.
editoriali
Il Napoli un pubblico così non lo merita: si ponga fine a questa assurda “guerra fredda”
Un Napoli brutto, un Maradona pessimo
—E, se il Napoli in campo è stato il più inspiegabilmente brutto dell'intera stagione in corso, quanto visto sugli spalti ha lasciato l'amaro in bocca, un amaro molto più persistente dei pur pesantissimi quattro gol subiti da una formazione inerme, che si è lasciata stritolare dai campioni d'Italia in carica. Si era parlato di passaggio del testimone, per il match di ieri. Un passaggio di consegne virtuale tra i campioni in carica ed i (quasi) neo-campioni, in odore di incoronazione. Ebbene, incoronazione rimandata: il Napoli sfigura contro un Milan che si è ritrovato, proprio quando Pioli decide di tornare alla difesa a quattro, restituendo vita e valore ad un inarrestabile Leao. Quattro gol, dicevamo: ed è triste pensare che non siano loro la cosa peggiore. No, non è stata la difesa ballerina e spaesata del Napoli a conquistare il primo posto del podio horror della serata, e neanche un centrocampo inesistente e surclassato tatticamente da quello rossonero. E non è stato neanche il costante mancato rifornimento a Simeone, che ha toccato pochissimi palloni giocabili. Il peggio, ieri, al Maradona, l'hanno dato proprio loro, i gruppi presenti sugli spalti. E l'ha dato anche questo clima di guerra fredda tra Società e gruppi organizzati, che ha portato a vivere una serata surreale, incredibile, al Maradona. Roba che, se uno avesse acceso la tv senza sapere che il Napoli si avvia a vincere il terzo tricolore della storia, si sarebbe potuto pensare tranquillamente ad una di quelle partite dure e fuori controllo delle serie minori. Uno di quei match in cui si prova a non retrocedere, al termine di una stagione più che fallimentare.
Napoli primo, pubblico ultimo
—Ed invece il Napoli è primo: con 16 punti di vantaggio sulla seconda, nonostante la sconfitta sonora rimediata ieri contro il Milan. E' primo in una stagione da sogno, dove la squadra è ad un passo dal riportare il tricolore in città dopo 33 lunghissimi anni di assenza. E' ai quarti di Champions, per la prima volta nella sua storia. E, se ritrova sé stesso, può giocarseli alla pari con un Milan che, di coppe dalle grandi orecchie, ne ha vinte sette. SETTE. Ma, se il Napoli è primo, ad occupare l'ultimo posto, in questa annata straordinaria, è proprio lo stadio, che quasi dispiace sia intitolato a Maradona. Il confronto con quegli anni lì è impietoso, avvilente, imbarazzante. Imbarazzante almeno quanto lo spettacolo cui si è assistito ieri. Ma andiamo ai fatti: dalle 17 è iniziata la manifestazione pacifica con tamburi, bandiere e fumogeni a Piazzale Tecchio. Gli ultras protestavano legittimamente contro il caro prezzi e contro il "divieto di ingresso di bandiere e tamburi" al Maradona. Cori contro De Laurentiis, cori per la squadra. Poi, tutti allo stadio: e lì, come preannunciato, il silenzio tombale. Qualcuno si gira di spalle all'ingresso della squadra, qualche gruppo vuole che si canti contro De Laurentiis, qualche altro gruppo dice di no, che è meglio il silenzio.
Calci, pugni, spintoni: la logica illogica della Curva
—Ed iniziano le botte. La gente, spaventata, scappa. Moltissime le famiglie che decidono di lasciare lo stadio per mettere al sicuro i propri figli piccoli, portati al Maradona per vivere una serata magica, trasformatasi in un inno alla violenza e alla volgarità. Al centro della Curva B, nel suo cuore pulsante, si apre uno squarcio, un vuoto che fa male. Gli occhi di tutti si puntano su quella chiazza azzurra, il Napoli ed il Milan giocano in un clima surreale. Le botte continuano, lo spazio lasciato vuoto rimane così per interminabili minuti. Il Napoli prende un gol, poi un altro. Iniziano i cori contro De Laurentiis, gli unici che partiranno in questa serata assurda dai tifosi del Napoli. I supporters rossoneri dominano sugli spalti: a loro è concesso l'ingresso di tamburi e bandiere? Poi si scopre, però, che l'ingresso del materiale da tifo è concesso dalla società previa autorizzazione, dopo un iter specifico. Uno sguardo al campo, e il Napoli ne prende altri due. I cori contro De Laurentiis si alzano a gran voce, addirittura i supporters azzurri e quelli rossoneri colgono l'occasione per cantare insieme "De Laurentiis figlio di ...ana". Uno pseudo gemellaggio improvvisato. E, per finire in bellezza, l'accensione di una quindicina di fumogeni in tutta la Curva B. Molti scappano dal Maradona, temendo nuovi scontri a fine partita. Lo stadio si svuota. L'arbitro fischia la fine del match. E finalmente si tira un sospiro di sollievo: si può tornare a casa, provando a lavarsi via di dosso le scorie di una serata horror, in campo ma soprattutto sugli spalti.
Ed ora?
—Ed ora ci si chiede se sarà possibile terminare la stagione in serenità, permettere alla squadra di affrontare le ultime gare con il sostegno di tutto il pubblico. Ché, è evidente, senza i gruppi organizzati è impossibile far partire qualsiasi coro: la serata di ieri ne è la prova lampante. Cinquantamila persone sugli spalti, nessun coro registrato, eccezion fatta per quelli, rumorosissimi ed entusiastici, dei milanisti. Ma la tanto auspicata serenità è figlia del dialogo, dell'incontro tra le parti. Un dialogo che, su questi presupposti, sembra francamente impossibile. Forse arriveranno nuove restrizioni, forse no. Vedremo se si tratterà solo di multe per i fumogeni o di provvedimenti più seri. In ogni caso, dagli scontri in autogrill in poi, la squadra ha perso i suoi sostenitori, e lo stadio è diventato teatro, sì, ma - almeno ieri - un teatro dell'orrore.
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