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editoriali

Il Napoli è cresciuto (?)…e un brivido corre lungo la schiena

Emanuela Castelli

C'è che ormai, che ho imparato a sognare...non smetterò!"

Il Napoli è cresciuto. E viene sempre da apporre, alla fine di questa considerazione, un punto interrogativo.

Sarà la scaramanzia partenopea, che impone, da sempre, al popolo di Napoli cautela e misura, ché “Essere superstiziosi è da ignoranti ma non esserlo porta male

Sarà, di più, l’approfondita conoscenza della storia azzurra, che parla di avvii sorprendenti e di brusche frenate, di vittorie mancate, di “discese ardite, e le risalite, su nel cielo aperto…e poi giù il deserto”. Già, ildeserto: perché la bacheca del Napoli, alla voce “scudetto” segna il vuoto da ben 32 anni. Un vuoto fatto di momenti complicati, di stagioni esaltanti, di desideri infranti, di delusioni amare chiuse nel polveroso cassetto dei sogni che tremano le mani a volerlo aprire ancora. Trentadue anni di fallimenti e di scoperte, di emozioni indimenticabili, di gradinate piene in C e in B e semivuote in alcune annate di A. La storia ha il suo peso, che non deve “pesare” nella testa e nelle gambe dei calciatori, dello staff, della dirigenza. Che è chiamata ad “ingolosirsi”, a provare ad annaffiare quel deserto, a renderlo prato. Prato di un verde brillante, come quello – bellissimo – del Maradona. Uno stadio pieno, che ieri ha incitato i suoi per 95’: mai paga la tifoseria sugli spalti, mai domo il Napoli nel rettangolo di gioco. Alchimie da brividi, che nel tempio di Fuorigrotta non si vedevano da un po'. Altri tre punti conquistati, in questa corsa su noi stessi, sui nostri ricordi recenti che bruciano ancora, sulle nostre ferite ancora aperte, su quel passato che non riusciamo a scrollarci di dosso. Ma quest’anno – e tremano i polsi mentre lo scriviamo – un vento nuovo sembra soffiare a queste latitudini.

“… Eppure il vento soffia ancora Spruzza l'acqua alle navi sulla prora E sussurra canzoni tra le foglie Bacia i fiori, li bacia e non li coglie

Il vento del cambiamento, il vento della speranza, il vento della passione mai spenta dei tifosi, quello della straripante forza dei giovani accasatisi questa estate all’ombra del Vesuvio. Un’estate torrida, quella partenopea: il golfo di Napoli è stato attraversato dalle bollenti correnti della contestazione, della sfiducia, della rabbia per alcune dichiarazioni presidenziali che spegnevano i sogni, che levavano la fame nonostante uno stomaco ancora vuoto. Parole che sembravano suggellare l’inutilità di sognare, come se il sogno di vincere fosse un’urgenza infantile incompatibile con la realtà. Ma i napoletani hanno detto no, ché Napoli vuole credere in qualcosa, ha bisogno di credere in qualcosa. E così, “contro a tutti, contro a tutti quanti”, ha difeso quel diritto, lo ha fatto proprio, lo ha posseduto intimamente, decisa a non regalarlo, a non sacrificarlo all’altare della “realtà. Ché la realtà la costruiamo insieme giorno per giorno, e non è affatto detto che non se ne possa scrivere una diversa da quella attuale. I film più belli – e De Laurentiis dovrebbe saperlo – sono quelli in cui il colpo di scena cambia le carte in tavola e riscrive la storia. La Società ha lavorato tra le critiche estive, costruendo una squadra giovane, competitiva. Forse sorprendente finanche per l’alchimista Giuntoli, che ha messo insieme una rosa capace di aprire nuovi capitoli avvincenti, oltre ogni aspettativa.

La veste dei fantasmi del passato, cadendo lascia il quadro immacolato…e s’alza un vento tiepido d’amore, di vero amore, e riscopro te

E Spalletti. Spalletti concentrato. Spalletti serio. Spalletti poco sorridente. Criticato per la sua vis polemica. Ingiustamente, diremmo noi: perché lo stratega sa che cedere alle lusinghe di un avvio di stagione strabiliante sarebbe un suicidio imperdonabile. E, forse, ancora vuole perdonarsi per l’epilogo della stagione scorsa. Ché al di là delle dichiarazioni in conferenza e del raggiungimento dell’obiettivo societario, c’è un tricolore che tutte le big hanno fatto a gara per non conquistare, ed il Napoli poteva farcela, a farlo suo. Legittimamente. Ma ora è un altro tempo. Un’altra era.. Un altro Napoli. Anche un altro Spalletti. Uno Spalletti che finalmente “dorme tranquillo”. Che ha messo a bada i fantasmi di un passato recente che fa ancora male. Che si concede, chiuso nel silenzio del suo ufficio a Castel Volturno, l’ebbrezza di un sogno che si può - di più: SI DEVEcontinuare a sognare.

"C'è che ormai, che ho imparato a sognare...non smetterò!"

Avanti Napoli!