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editoriali

L’Italia crocerossina lecca le ferite alle milanesi, d’altronde cosa avrà mai fatto il Napoli

Mattia Fele

La storia del Napoli 2022/23 rimarrà straordinaria, pure se all'Italia non interessa (o fa fatica ad ammetterlo). Lasciamo appassire la bellezza come fosse scontata

"Il Napoli è arrivato a Francoforte senza punti deboli, giocando a un livello che in Germania vediamo solo con il Bayern Monaco quando è al meglio, se non ha ammaccature nella forma come quest'anno. Non sorprende che il Napoli abbia 15 punti di vantaggio sugli inseguitori in serie A. Ha impressionato anche a livello internazionale per tattica e tecnica".

Questo l'incipit dell'elogio de La Suddeutsche rivolto al Napoli e alla sua prestazione clamorosa a Francoforte. Da squadra vincente e dominante. Ma è da inizio stagione che non mancano i riconoscimenti globali per il lavoro di Spalletti che - ricordiamo sempre - ha perso solo contro Inter e Liverpool in stagione su 31 partite ufficiali giocate. Ne ha vinte 28. Un andamento virtuoso di cui l'Italia giornalistica e non dovrebbe solo andar fiera, considerando anche il livello qualitativo espresso assieme a quello quantitativo. Il Napoli non ha vinto contro Liverpool e Ajax e Eintracht e Juventus con un rigorino o su calcio d'angolo al 90'. Ha schiantato qualunque avversario al pavimento.

Homo homini lupus

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L'italiano è lupo all'altro italiano. Troppo spesso in tutti i settori l'Italia sembra bearsi delle sue bellezze senza renderle tali, senza manutenerle, coltivarle. Si va fieri dell'idea e la si lascia così, muta e sola finché non appassisce e diventa passato. Per questo siamo un Paese anziano, dove il ristagno è molto più semplice delle novità. Un ristagno che è anche socialmente e politicamente fatale: uno dei maggiori esponenti del Governo ha addirittura ancora in mente l'ideale che un figlio debba assomigliare a suo padre. Non pare sia doveroso aggiungere altro. Ancora, la città di Roma ha il decuplo dei monumenti storici di New York e Berlino, o Londra. Ma in Italia si preferisce solo specificarlo, lasciando poi che i palazzi maturino da soli, che i Musei versino nell'orrido, che le strade cadano e i luoghi siano sì, belli, ma poco curati. A Berlino si valorizza pure un marciapiede, nonché si erigono mausolei della memoria su oscenità compiute da loro stessi. Geniale. Come non aspettarsi lo stesso anche nel calcio e nella sua comunicazione? Al momento in Italia esiste solo il Napoli: non il gioco del Milan (eppure sulle maggiori testate si parla solo dello straordinario mese di Pioli, che ha vinto - wow - 4 partite per 1-0), non la Juventus, non l'Inter che perde con Empoli e Bologna. Eppure, il focus non è quello di coltivare il proprio enorme potenziale, bensì si punta al dispiacere verso il calo di chi poteva magari competere contro il Napoli stesso. Siamo sicuri che un giornalista del calibro di Mario Sconcerti non avrebbe commesso un tale errore.

Oggi invece non si vedono - se non in tv, anche pochissime volte - analisi di campo sul Napoli. Solo barzellette su quanto sia importante socialmente una vittoria di uno Scudetto e altre robe folcloristiche, con annesso ritornello ripetuto del merito di Giuntoli e Spalletti. O la città che deve chiedere scusa a De Laurentiis. Nessuno (nessuno) parla della straordinarietà assoluta di quello che sta accadendo nel calcio italiano: ovvero che se in Europa c'è addirittura una squadra ammirata e che può dare valore e rialzo morale al nostro calcio, quella è il Napoli. Il New York Times non dedica articoli esattamente a qualunque giocatore. Lo ha fatto con Kvaratskhelia. Così El Pais, così Thierry Henry in diretta mondiale televisiva. Così Guardiola, così Ruud Gullit. Così Diego Milito. Come è possibile che invece in Italia ci si lasci ancora assorbire dalle dinamiche d'utenza? Milano è centro economico del Paese ma quest'anno calcisticamente è anni luce indietro. È tuttavia forte - come Torino - e non ha bisogno che qualcuno gli cambi la medicazione e gli disinfetti la ferita. Torneranno. Nel frattempo però c'è un lavoro ultraumano del Napoli e l'Italia sembra ancora una volta agire come con i monumenti di Roma: "sì, il Napoli è fortissimo! Che bellezza!" però poi si lascia che quella bellezza resti lì da sola a fiorire senz'acqua. Intanto in Germania esaltano anche il Friburgo o ci lasciavano l'immagine di un Eintracht fortissimo (squadra più che modesta). Addirittura i nazionalisti de L'Equipe hanno dalla Francia tessuto un elogio decente, di campo al Napoli di Spalletti e a Osimhen. Manca come al solito la qualità - lo avevamo detto, questo Napoli avrebbe imposto un innalzamento del livello che non c'è stato - ed è un fenomeno tutto dovuto alla presunzione che diciamo abbiano gli altri.