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editoriali
La leggerezza che non è superficialità
Non sa fermarsi il Napoli. Spalletti supera il Sassuolo con scioltezza, seppur lasciando qualche spazio di troppo agli avversari (per mettere in mostra Meret, citando il mister ndr). È una squadra che sembra ingiocabile ma soprattutto rende tutto semplice. Ogni lancio negli spazi, ogni anticipo, ogni sovrapposizione, ogni recupero palla. Tutti sono dovunque e sembrano trainati da un vento entusiasta che spira da un lato soltanto. Resta l'interrogativo "cosa succederà dopo la prima sconfitta?" ma pare proprio che i tempi siano già maturi perché si capisca che questo Napoli è più forte pure delle superstizioni, pure della sfortuna. Di base, è più forte dei suoi avversari.
Le congiunture astrali della vittoria sembrano esserci tutte: un gruppo che si vuol bene, aiutato da un allenatore di campo che cerca la riscossa dopo anni da eterno secondo. Individualità giovani, affamate ma importanti e alla ribalta. Un pubblico che accompagna e ha fame come gli stessi Osimhen, Kvaratskhelia, Kim. Come De Laurentiis stesso, checché se ne voglia dire. Queste sono le caratteristiche generali di un Napoli che va in campo e sconquassa tutte le partite in 10 minuti: così ieri, con Mario Rui - mossa geniale di Spalletti - alzato quasi sulla linea degli attaccanti per permettere uno sviluppo più fluido e ampio ai difensori. Meno largo Di Lorenzo, con più compiti di costruzione bassa ma molto avanzato in fase di pressione. Risultato: Sassuolo costretto da subito a ripiegare in un 4-5-1 in non possesso e a perdere i riferimenti e le distanze tra i reparti quando il Napoli li aggirava. Prima a sinistra, poi a destra. Poi di nuovo a sinistra e casomai centralmente, con Zielinski e Osimhen. Il primo gol è una dimostrazione di quanto la squadra abbia messo a punto dei princìpi, delle situazioni già provate dal primo giorno di Dimaro. Il lancio lungo del difensore dopo uno scambio col centrocampista per l'esterno alto o per il terzino, in questo caso Di Lorenzo. Sul suo cross Osimhen riceve l'assist dolce di Kvaratskhelia e controlla, poi batte a rete. Ed è simile anche il secondo gol, con il georgiano che viene a destra per legare il gioco e per togliersi di dosso Toljan e al primo pallone veramente pericoloso toccato fa un assist perfetto per il nigeriano. Due gol in così poco tempo che neanche gli addetti ai lavori sono riusciti a star dietro a questa squadra. Ma quando si ferma? Mica può vincerle tutte? Ma i Mondiali?
In molti cercano di vedere il marcio o vanno a trovare i difetti più minuscoli, o ancora - ed è peggio - non fanno che attenderne il passo falso per potersi dire coerenti o d'accordo con se stessi e i propri pronostici. La verità è che mezzo mondo giornalistico ha vergogna delle griglie preparate senza carbonella ad agosto, quando ancora faceva molto caldo ed evidentemente le insolazioni pesavano su certe menti: il Napoli era dato come quinto, settimo, talvolta in lotta per il quarto posto. Ora, dopo la vittoria roboante con il Sassuolo è primo a 6 punti dal Milan che gioca a Torino contro Juric (non semplice), ed è atteso da Atalanta-Empoli-Udinese (due in casa ndr) per suggellare un inizio stagionale semplicemente perfetto. Nel mese di ottobre solo vittorie di calibro straordinario, una dopo l'altra e - ripetiamo - con una facilità sconcertante. Segnano tutti, in ogni modo: Osimhen ne ha fatti tre tutti diversi, così come Simeone contro i Rangers e così come gli altri marcatori. Con la differenza che Kvaratskhelia è Re Mida: trasforma in oro ogni pallone che tocca. Sa nascondersi nella partita e venir fuori solo quando serve, poi attende gli spazi e quando si liberano - nei secondi tempi, come a Roma - semplicemente è di un'altra categoria. Ha una forza nelle gambe clamorosa e salta l'uomo, calcia, fa assist. Otto gol e otto assist in questo primo squarcio di stagione per uno che fino ad un anno fa era un ragazzino poco conosciuto. Prende palla e coi suoi movimenti scortica difese intere, nonostante il Sassuolo ieri non abbia demeritato, trovando qualche imbucata interessante. Ma eravamo già sul 3-0...
(in foto una griglia di partenza di un noto sito di informazione sportiva - il cui nome qui oscuriamo per rispetto -)
Cosa sorprende di Victor Osimhen invece è questa sua voglia costante - anche sul 4-0 acquisito - a fare sempre di più, sempre meglio. Spalletti parla di lui come un uomo forte ma non fortissimo, che deve ancora ascoltare tanti consigli da quelli giusti. Siamo d'accordo, ma per ora si può già dire che Victor è dominante in Serie A e che ha soprattutto imparato a conoscere i compagni, e i compagni a conoscere lui. Di Lorenzo e Mario Rui, come Politano o Zielinski sanno sempre quand'è il caso di dargli palla addosso o di dare respiro alla manovra con un lancio laterale dettato dal nigeriano stesso. Su questo stampo più o meno è arrivato il primo gol di Simeone ai Rangers, con un movimento quasi Osimheniano. Di più, alcune azioni del Napoli di ieri in ripartenza sono state proprio fotocopia precisa di alcune verticalizzazioni del Liverpool di Klopp dei tempi d'oro. Con Fabinho, Salah, Henderson. Questi tipi qui. Il Napoli è questo: una squadra che si diverte e trascina quando lo fa. Diventa quasi difficile trovare ogni volta un nuovo aspetto da sviscerare per tentare un'analisi, ma basti dire che si è trattato forse dell'avvio più importante e serio dal 1926 ad oggi. 12 giornate, 32 punti: è record assoluto. Si potrebbe chiudere la prima porzione di campionato a 41 con 4 partite del girone d'andata mancanti. Potenzialmente 53 punti. Il punto è che il Napoli anche con questi discorsi c'entra poco, perché è una squadra deliziosa ed è una squadra di calcio. Che vince con i valori e con il lavoro. Ancora.
Dall'inviato allo Stadio Maradona
Mattia Fele
RIPRODUZIONE RISERVATA
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