Se così fosse, si vada pure per un ripulisti generale, se non si ha più la stessa convinzione di far parte di questo gruppo. Ecco il vero apporto di Spalletti e Giuntoli dell'anno scorso: come collanti, erano riusciti a far sentire parte del progetto anche gli Elmas, i Zerbin, i Gaetano e Zanoli e via dicendo. Inspiegabilmente il Napoli ha voluto tenere tutti a giugno, per buona pace del tifo che sarebbe forse insorto contro De Laurentiis. Il suo errore è stato proprio nel comportarsi in modo "popolare", lo stesso errore clamoroso commesso nel post-Sarri, quando non furono venduti a cifre monstre Koulibaly e Allan, poi protagonista dell'ammutinamento a novembre. Un ciclo non finisce solo quando si esaurisce nel tempo, ma pure - evidentemente - dopo una vittoria così fragorosa, che spacca in due una carriera. Lo ha capito fin troppo bene Spalletti perché è un uomo furbo. Poi l'errore mastodontico di affidare una squadra che lotta per il vertice nel 2023 a Rudi Garcia, tecnico di tutto rispetto ma per nulla aggiornato in comunicazione, preparazione atletica e tattica. Poi ancora non sostituirlo dopo Napoli-Fiorentina, dandogli una fiducia a tempo completamente senza senso. E infine ecco lo sconforto finale: cambiare allenatore per poi rendersi conto (i giocatori in primis) che la stagione questa sarà. Per salvarla serviranno volti nuovi (tanti) a gennaio, non solo una svolta sul piano del lavoro.
La Roma non ha fatto nulla per vincere ieri sera, se non metterla sul piano dei duelli per impedire al Napoli di giocare. Lo sapevamo già. Lo sapevamo tutti e il Napoli invece ci è cascato. Anche questo sembra un segnale parlante di ciò che sta succedendo. Dal primo al secondo tempo il Napoli è stato scollato e inguardabile, eppure si veniva da uno 0-4 imbarazzante casalingo contro il Frosinone, ieri inerme contro l'annata sicura e solida della Juventus di Allegri. Addirittura siamo costretti a dire del tecnico bianconero che è un allenatore forte, con una qualità imperante su tutte: crea squadre, gruppi dal niente. Li fa appassionare all'idea della difesa e poi sa costruirci del gioco quando ci riesce. È comunque un'idea. Mourinho invece contro il Napoli si è preso i meriti dello sfascio del club di De Laurentiis, che vaga in mare aperto alla ricerca di terra, nel deserto aspettando un miraggio. Ma non prova minimamente a cambiare il suo destino. Che vengano allora messi in discussione tutti, anche se sembra assurdo ad un solo anno dalla vittoria dello Scudetto (si spera passi in fretta, così sfumerà questo noioso e improduttivo paragone ndr). Nel frattempo considerate se questa è una squadra.
Di Mattia Fele
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