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editoriali

Quindici minuti da Real ricordano al Napoli che sa essere letale, Garcia si dedichi ai dettagli

Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Il Napoli non cura i dettagli e perde al cospetto del super Real Madrid. Che però non ha Zielinski e Kvara, giocatori che Ancelotti ieri avrebbe schierato senza dubbio se a disposizione. E Garcia sta iniziando a capire i suoi giocatori

Nel Napoli non si vede più la magia, il brio speciale dell'anno scorso ma resta una squadra molto forte. In Italia e in Europa. Che ha tenuto testa al Real Madrid - sul serio - per buona parte dell'incontro al Maradona e ha pure rischiato di ribaltarla nel quarto d'ora successivo al rigore (ma perché Osimhen non tira più? ndr) di Zielinski. Tra le altre cose proprio il polacco si è dimostrato di quel livello lì. Non avrebbe sfigurato se avesse giocato per gli avversari. Ha dentro tutto: piroette, tiro, visione, lettura. E pensare che il Napoli lo avrebbe venduto con facilità per acquistare Gabri Veiga, un - pur promettente - Zielinski giovane. Piotr è un fuoriclasse e lo ha dimostrato puntualmente ieri sera. Senza dimenticare che a metà settembre c'era chi scommetteva su uno 0-4 per il Real Madrid perché Garcia non era all'altezza.

Se non Osi, poi c'è Bellingham

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Se il Napoli è forte pare ovvio dire che sia anche ben allenato, atleticamente e sul piano tattico. Garcia ha deciso per un piano gara difensivista nel primo tempo, conscio del fatto che tra le linee o dietro le spalle della difesa il Real avrebbe creato problemi irrisolvibili. Benissimo Ostigard e Natan, precisi in quasi tutti gli interventi e comunque al massimo delle loro possibilità. Natan sarà anche meno forte e pronto di Kim ma ha doti naturali molto interessanti e con i piedi è molto forte. Ostigard nel fondamentale del colpo di testa è tra i top d'Europa: suo il primo gol, che scioglie un ping-pong sulla linea di porta in modo imperioso, come a Lecce. Un po' in ombra Osimhen, tenuto bene dal raddoppio Rudiger-Nacho che ricorda un po' la gabbia di Pioli nei Quarti di Champions di ritorno dell'anno scorso: tenuto 2vs1 il nigeriano ha fatto molta fatica, oltre a sbagliare qualche scelta di troppo una volta trovata palla.

Poi gli errori di Di Lorenzo sul primo gol - ma c'è anche da dire che Vinicius quel gol deve farlo e lo fa, facendolo sembrare semplicissimo (oltre al gran recupero di Bellingham) - e di Anguissa sul secondo, complice un atteggiamento della squadra troppo allungato come spiegato da Garcia. L'impressione è purtroppo che negli spazi aperti questa squadra non solo faccia fatica, ma che porti ancora le cicatrici delle prime giornate e ora non sappia bene cosa fare di preciso in quegli istanti, come fosse a metà. Se pressare tutti insieme e fare densità, se chiudersi tutti sotto palla. Non si sono visti gli scambi posizionali tra i centrocampisti proprio perché Ancelotti - che è maestro del rombo, o abbiamo dimenticato Kakà-Pirlo-Seedorf? - ha costruito un diamante in mezzo al campo troppo difficile da intuire per i calciatori del Napoli perché realizzato sempre coi tempi giusti. Delizioso Kroos e poi Modric quando entrato, per non parlare delle qualità di Bellingham. Prima trequartista, poi playmaker, poi ala, poi terzino in ripiegamento. Giocatore totale e padrone della nostra epoca sportiva. Un po' come Alcaraz nel tennis.

Il percorso del Napoli è quello di una squadra che si sta ancora capendo ed è chiaro che affacciarsi a una corazzata pazzesca come quella del Real non poteva che essere proibitivo. Però a un certo punto della partita sembrava addirittura essere la squadra padrona del campo. 15 minuti di puro estro calcistico. Straordinari Kvaratskhelia e Olivera sulla fascia: il georgiano si è rifatto con Carvajal di quell'1-7 rifilato dalla Spagna a Tbilisi, qualche settimana fa. Lo spagnolo è stato saltato in modo costante. Kvara ha spezzato raddoppi ovunque in campo e si è reso sempre pericoloso. Con questi calciatori in campo - lo ripeteremo fino allo spasmo - il Napoli non potrà che fare una stagione più che positiva. Per il vertice e per vincere tante partite in Champions però serve una cura del dettaglio che al momento manca, complice anche il fatto che sia una squadra che la sua identità ben precisa la deve ancora capire e soprattutto rassegnarsi che non sia quella passata, almeno non al 100%. La partita poi l'ha decisa Valverde con una fucilata senza senso a 110km/h, ma forse il Real avrebbe trovato il gol in un altro modo per come stava controllando la partita. Da grandissima squadra, pur essendo un po' fragile e forse non più all'altezza della finale di Champions per quanto visto. Adesso la Fiorentina e un'altra sosta, sperando nella Dea bendata che protegge dagli infortuni e con la consapevolezza che c'è più della testa alta da raccogliere dopo ieri sera. Tra l'altro, anche Garcia sembra star prendendo confidenza con ambiente, giocatori e calcio di questo livello. La strada c'è.


Di Mattia Fele

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