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editoriali
Napoli, “non so se vinceremo, ma so che ci divertiremo”
Il Napoli senza solisti rimanda ad un'orchestra bilanciata, organica, fierissima
È in genere sinonimo del francese équipe, anche nel significato sportivo (cioè squadra di atleti).
Così la Treccani sul significato della parola "squadra". Le parole sono meravigliosi ed affascinanti raccoglitori di mondi, sono il guscio che contiene la preziosa ostrica del significato, dell’attribuzione di senso. Le parole sono articolati veicoli di comunicazione, sono ponti tra le persone. Capirsi nel profondo significa – anche – trovarsi sullo stesso piano comunicativo, attribuire un senso comune a questi magici scrigni di senso. La parola è evocativa, rimanda immediatamente ad immagini, suoni, colori, odori. Se dico “fiore”, immagino una margherita, un tulipano, un’orchidea. Ne vedo immatericamente il colore, ne sento quasi il profumo. Immagino di trovarmi su un prato verde brillante, e sperimento quasi un senso di pace, di leggerezza, proprio mentre mi trovo magari nel bel mezzo di un ingorgo su via Marina e l’automobilista accanto a me urla i peggiori improperi nella storia dell’umanità.
Se dico “Napoli”, riferendomi al meraviglioso colore azzurro delle magliette dei nostri calciatori, penso…beh, dopo ieri, dopo la straripante vittoria con l’Ajax, dopo questo avvio di stagione sorprendente…penso a “squadra”. Sì, perché la parola “Napoli” non rimanda più ad Insigne, a Mertens. Né mi sovviene l’immagine di Raspadori, Simeone o Kvaratskhelia. Quando penso al Napoli, non penso a nessun giocatore specifico, ma ad una squadra. Ad un insieme composito, variegato, bellissimo, di atleti in grado di comporre sul rettangolo verde melodie degne della Sonata al chiaro di luna di Beethoven, o della Sinfonia no. 40 in G minore di Mozart. Mi vengono in mente Le Quattro Stagioni di Vivaldi, il Notturno op. 9 di Chopin. Orchestra, suonare all’unisono la stessa melodia. Napoli: giocare tutti per un obiettivo comune. Segnano tutti, nel Napoli rinnovato e ringiovanito di Luciano Spalletti. E non conta più che ci sia il goleador che ruba i cuori di tutti, perché quello che conta davvero è vederli tutti lì, compatti, lavorare, divertirsi, giocare per un obiettivo in cui ciascuno di loro si riconosca. Non c’è spazio per i malumori, per i mal di pancia, per i rimbrotti dei “panchinari”, semplicemente perché non ci sono panchinari. Sono tutti titolari, come dice Spalletti: cambia solo il numero di minuti lungo i quali giocheranno.
Parole e musica di Vujadin Boškov: è la squadra a fare il calciatore, mai il contrario. Higuain è stato immenso a Napoli, per deludere altrove. Ronaldo è stato trainante nel Real Madrid, per andare ad incidere pochissimo quando ha vestito altre casacche. Alchimie, di questo si tratta. Momenti unici ed irripetibili, che – quando capitano – vanno vissuti e goduti appieno. Che ti riempiono gli occhi di Bellezza, il cuore di gioia.
L’indimenticato Johan Cruijff - coincidenza del destino: abbiamo giocato ieri proprio nell’Arena dedicata al suo ricordo - spese parole di rara intensità ed intelligenza sul calcio: “Il calcio si gioca con la testa. Se non hai la testa, le gambe da sole non bastano”. E il Napoli 2022/2023 questa testa pare avercela sul serio: trame di gioco mai improvvisate, che piuttosto tradiscono studio certosino ed instancabile a monte; movimenti compassati, ragionati, che non restituiscono mai la sensazione di improvvisazione; estro che non sfocia mai in egoismo; misura, equilibrio, razionalità, concentrazione. E così vediamo Raspadori tornare a prendersi la palla ed aprire spazi per i compagni, Anguissa diventare bomber ed assistman, Lobotka disegnare calcio munito di goniometro e squadra. Ogni calciatore suona la propria melodia, che non è mai solo la sua, ma che ha senso solo perché indispensabile alla costruzione di una sinfonia fantastica, che accolga ed abbracci tutti gli strumenti insieme. E, quando la melodia rallenta, quando pian piano si addormenta nel silenzio dopo il triplice acuto arbitrale, non resta che il ricordo – meraviglioso, bellissimo – di quel che abbiamo vissuto e visto, dell’incredibile spettacolo cui abbiamo assistito.
“Non so se vinceremo, ma so che non ci daremo mai per vinti. Allacciate le cinture, perché ci divertiremo”. (Josep Guardiola)
Comunque vada,
Avanti, Napoli!
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