Il suo stadio, i suoi amici (Careca ed Alemao), il suo connazionale (Lavezzi), la sua amata musica ritmata con “Anema e Core” e il giovane Diego, vittima di una tragedia, omaggiato dai tifosi e dai calciatori: una serata tutta in suo nome, il nome di Dio. Un Napoli-Milan che è stato emozione pura e in cui aleggiava lo spirito di Maradona, proprio nei giorni del processo per accertare le cause della sua morte, contro la sua più grande rivale (insieme alla Juve). Un racconto quasi paranormale ma che è ciò che abbiamo provato vedendo la partita.
editoriali
È stata la mano di Diego (tutto in suo nome)
In questo Napoli-Milan c'è stata la mano di Diego
—Sembrava tutto come nei Napoli-Milan ai tempi di Diego: un’atmosfera diversa, quasi eterea, quasi sacra, che ha avvolto il Napoli. Un allineamento degli astri che ha sortito i suoi effetti anche sul risultato: un 2-1 con un finale sofferto e un rigore parato. Una gara fotocopia a quella giocata dall’Inter, che resta 3 punti avanti: un tempo dominato e un tempo in cui la pressione ha fatto tremare un po’ le gambe quando gli avversari hanno riaperto la partita. Eppure, non era cominciata nel migliore dei modi la serata: la defezione dì McTominay ha stravolto i piani di Conte che ha dovuto cambiare modulo e uomini, gettando nella mischia anche Anguissa (che non avrebbe giocato ndr).
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Le difficoltà, però, sono state gettate subito alle spalle: un avvio micidiale e un gol dopo appena un minuto. Poi la gara che sembra chiusa col gol di Lukaku. Ancora una volta Neres, al rientro, dimostra di essere fondamentale con le sue giocate. Però va detto, il mantra di Conte è vero: tutti si fanno trovare pronti quando sono chiamati in causa. Durante la settimana li tiene sulla corda e i ragazzi non deludono. Neanche Billing che ha causato quel rigore, ma lo ha fatto per eccesso di generosità. Poi Alex ci ha messo i guantoni, come più volte ha fatto in stagione. Tornando alla prestazione, nella ripresa c’è stata una buona gestione: solo un po’ di tremarella finale con un Milan che negli ultimi minuti fa spesso gol. Ed ecco quella sensazione di cui parlavamo prima: dal rigore all’assedio finale rossonero, le vibrazioni che arrivavano erano positive. Quell’atmosfera al Maradona era magica e l’incantesimo non si poteva spezzare.
Ora la testa è alle ultime otto gare: bisogna provarci, fino alla fine. L'Inter ha un calendario denso di impegni ma ha il destino scudetto nelle sue mani: basterebbero 7 vittorie e un pari ai nerazzurri per essere matematicamente campioni; e anche in caso di una sconfitta, e se il Napoli le vincesse tutte, da regolamento si giocherebbe lo spareggio a San Siro. Insomma, i nerazzurri sono sicuramente favoriti ma il calcio riserva sempre sorprese. Il Napoli col Milan ha dimostrato ancora una volta di avere carattere e che può provare a fare qualcosa di storico. La prossima è a Bologna, senza Conte in panchina (è stato squalificato dopo il giallo rimediato), ma il suo spirito sarà lì sulla panchina del Dall'Ara: aleggerà tra i calciatori, proprio come Diego ha fatto, e ci ha messo la sua mano, nella magica serata contro il Milan.
A cura di Giovanni Frezzetti
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