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editoriali

Il mercato chiude i battenti: perché il Napoli non poteva fare meglio di così

Alessia Vindice

L'analisi sulle operazioni di mercato del Napoli dopo il "rompete le righe"

Perché il Napoli non poteva fare meglio di così sul mercato

Anche questa sessione di mercato passa agli archivi. Poteva andare meglio, è vero, ma - considerate le premesse post Napoli-Verona - i tifosi si possono ritenere ampiamente soddisfatti. Proviamo a spiegare il perché. A giugno, complice la depressione da mancata Champions, si parlava di una squadra da smobilitare e di club medio-grandi pronti a fare razzie all'ombra del Vesuvio. Così non è stato. Il Napoli, forse è opportuno ricordarlo, non ha la Exor alle spalle e non può ricapitalizzare a proprio piacimento. Diversamente in casa Juve, agli errori dei dirigenti si risponde con "la moneta sonante di paparino". Il Napoli, pur volendo e potendo competere con la Juve (rose alla mano), non può proprio permettersi di sbagliare. Parliamo di un club che fino a prova contraria si autofinanzia ed è per questo che secondo il parere di chi scrive la dirigenza dei partenopei ha fatto un piccolo capolavoro sul mercato, segno che il club non vuole dismettere le proprie ambizioni di alta classifica.

Che mercato ha fatto il Napoli?

 

Koulibaly, Manolas (da libro cuore il valzer con l'Olympiakos), Zielinski (più che corteggiato in Premier), Fabian, Lozano, Osimhen. E come non citare i campioni d'Europa Insigne e Di Lorenzo? Il sodalizio partenopeo ha un parco giocatori che può far gola ai principali club del Vecchio Continente. Calciatori che, fortunatamente, continueranno a vestire i colori azzurri. Anche senza il massimo palcoscenico europeo. Certo, forse si poteva fare qualcosina in più sul fronte terzino sinistro: Emerson Palmieri avrebbe senz'altro incrementato il tasso tecnico di una formazione che è già tra le più forti del torneo. Anguissa a centrocampo è più di una scommessa (il Fulham chiedeva più di 20 milioni per il suo cartellino fino a due settimane fa). Discorso a parte per Juan Jesus, che non avrà brillato nella  Roma ma resta un fedelissimo di Spalletti. Sottovalutato infine l'innesto di Adam Ounas, cresciuto a dismisura negli ultimi due anni.

Le incognite

Le incognite sono due: le condizioni fisiche di Ghoulam e la crescita di Malcuit sotto il profilo squisitamente tattico. Se il tecnico riesce a risolvere questi rebus allora siamo davvero al cospetto di una compagine che, complice il mercato claudicante delle dirette rivali (Juve su tutte), può anche evitare di porsi dei limiti.