Che "in campo ci vanno i calciatori" è lapalissiano. L'allenatore detta le regole di un sistema, insegna le note di uno strumento e loro dovranno industriarsi per accordarne il suono, come una volta
Se c'è un luogo comune che i giocatori del Napoli vorranno scrollarsi dalle loro spalle, molto probabilmente sarà quello della squadra "normale". Di Lobotka e Anguissa "creati da Spalletti" e totalmente appiattiti con chiunque altro tecnico. Di un giocattolo perfetto e finfito che quasi non li prende in considerazione come individui (loro come altri); li salta a pié pari e considera solo il collettivo. La verità è che il Napoli ha una delle prime 3 rose del campionato per profondità e incisività tecnica. Kvaratskhelia e Osimhen insieme non ce li ha letteralmente nessuno, così come in pochi vantano la qualità e l'evoluzione del pensiero di Di Lorenzo e la danza sul pallone in mezzo alle linee di uno come Zielinski. Senza considerare la miglior stagione della carriera di Politano e l'ottimo inizio di Raspadori, che ora dovrà riposizionarsi in delle nuove gerarchie (un'altra volta). Questo per dire che Mazzarri non potrà che essere più che altro un (buon, si spera) osservatore e spirito guida di un gruppo che deve rendere meglio di come ha fatto, anche nelle individualità. Per difendere l'anno scorso.
La bandiera voltata
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In troppi hanno avanzato ipotesi maldestre sulla stagione passata del Napoli, o tutto merito di Spalletti o tutto demerito di altre squadre (vedi l'Inter, con 12 sconfitte in A ma in finale di UCL ndr). Nessuno che abbia pronunciato una frase che non può essere così lontana dalla verità, dati i 16 punti di distacco dalla Lazio di Sarri alla 38esima giornata: il Napoli è forte e può vincere lo Scudetto anche tutti gli anni. Certo, poi ci si mette la vita di mezzo e possono cambiare tanti schemi, tante congiunzioni. L'Inter ora sta trovando campo libero e comunque ha qualche punto in meno del Napoli dell'anno scorso. Sta vincendo sempre e ovunque perché ha trovato una quadra importante già da marzo dell'anno scorso, ma soprattutto ha la rosa più forte del campionato. Più profonda, più europea, più in conformità con le doti e le caratteristiche del proprio allenatore. Come il Napoli nelle sue compatibilità perfette dell'anno scorso.
Ad inizio stagione 23-24 un tilt: il gruppo guidato (male) ha scelto di non seguire la stella polare francese che si è trovata al posto di quella precedente. La qual cosa non si può definire al 100% un errore per come si sono svelate le carte con il tempo, ma di certo resta a noi il dubbio che se avessero da subito accettato - senza se e senza ma - le idee di Garcia, forse ora il Napoli avrebbe più punti. Forse 3, forse 1, forse 5. Questo perché il rigetto non fa parte, non può far parte di questa professione. L'adesione a certi schemi con decisione e convinzione avrebbe comunque creato un downgrade rispetto all'anno scorso - da qui la non accettazione evidentemente - ma sarebbe stato più graduale o ad ogni modo non avrebbe dato quest'impressione di impotenza. Il Napoli squadra invece ha prestato malamente il fianco, di fatto anche sbattendo fuori il suo allenatore dallo spogliatoio, alle critiche individuali. Che hanno anche peggiorato il profilo di incertezze e di pressioni calate su tutti i calciatori chiave. Persino Di Lorenzo ha sbagliato qualche partita inspiegabilmente.
Chi scrive non sarà mai d'accordo con gli Ultras perché portatori di idee violente, anacronistiche e totalmente fuori dall'ottica di un calcio onnicomprensivo, che considera tutti i tifosi sullo stesso livello e molto migliori quelli educati che quelli urlanti. Però torto non hanno quando parlano di responsabilità prese per ora solo dal tecnico e per nulla dai calciatori. E non sbaglierebbero se dicessero anche che Mazzarri non potrà essere da solo la soluzione. La speranza è che si ritorni molto presto a sentire un buon umore all'interno dello spogliatoio e che si ritorni a parlare la lingua di questa squadra, che è fatta di pallone e schemi. D'altra parte però il Napoli - siamo certi - perderà e pareggerà altre partite e quindi ci vorrà quella convinzione dei propri mezzi e quella umiltà. Quel voler difendere pure se stessi da chi parla di squadra normale pure nei fatti e non solo nell'estetica. Gli allenatori contano quanto contano i professori per menti e cuori dei propri alunni, ma per la sufficienza è lo studio il centro del villaggio. Proprio per questo ora ci si deve aspettare, caduti tutti gli alibi e gli scudi e gli scudieri, che quelli che faranno rotolare il pallone si diano una smossa di quelle importanti e decisive.