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Il Napoli è già in dissesto dopo un solo anno ed è un dato piuttosto inquietante

Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Napoli allo sfascio tecnico-tattico generale: aria di rivoluzione dopo un anno, calciatori sconnessi e scontenti, stelle spente. Mazzarri può anche metterci la sua umiltà e il lavoro, ma il male è più profondo

Ad oggi si direbbe quasi che il Napoli abbia perso tutto l'equilibrio faticosamente costruito e sudato negli anni. Ne è dimostrazione non tanto la sfilza di risultati clamorosi in casa, quanto proprio l'atteggiamento dei calciatori non appena subìto un gol. Frenesia, ricerca spasmodica del pareggio. Scelgono di disunirsi tatticamente come risposta inconscia a una condizione mentale iper precaria, minata da incertezze che sono state date dall'alto. Garcia ha spaccato lo spogliatoio e ha reso più scontenti gli scontenti, meno contenti coloro che sprizzavano di gioia e che questa squadra l'hanno lanciata alle stelle. Mazzarri riporta il lavoro al centro del villaggio ma può anche non bastare perché i giocatori sono profondamente "malati" di una non-preparazione, di una stanchezza emotiva per una stagione - sembra di due anni fa - finita alla fin fine solo 6 mesi fa.

Iperattacco

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Ciò che sorprende di più è proprio l'assenza di codici che da anni hanno fatto la differenza nel calcio del Napoli. Tenere palla, con pazienza, cercare il lampo giusto. Ma sempre - al massimo - perdere 1-0 e non concedere contropiedi. Solo con il Milan un unicum impressionante nell'annata scorsa, che in effetti col senno di poi aveva acceso una lampadina sulla potenziale rottura degli equilibri di questi undici. Diversamente dalla frustrazione dei predecessori Koulibaly, Insigne e via dicendo, pare che questi altri tendano molto di più al crollo emotivo. Forse perché si ultravalorizzano o forse perché nel calcio i cicli finiscono non (solo) con i tanti anni, ma pure con le vittorie. Non è un caso che sia successo lo stesso con Pioli l'anno scorso, con Mou all'Inter e via discorrendo. La Juventus ne aprì uno vincente e annoso sol perché le avversarie non potevano essere all'altezza per un mare di ragioni, ma non è quella la normalità. Né lo è il Manchester City, squadra troppo superiore e imponente rispetto alle altre per giocatori e allenatore, eppure dà sempre un po' di vantaggio agli altri in Premier nelle fasi iniziali del campionato.

Mazzarri potrà anche far luce su tutte le problematiche di questa squadra (e lo sta facendo, vedere dichiarazioni sul mercato) ma ciò non toglie che per ora i progressi tecnici sono stati troppo pochi rispetto agli scompensi che si sono visti. Questo, attenzione, non toglie neanche mezza responsabilità a Rudi Garcia e a chi l'ha scelto. Semmai, ne dà alcune anche ai calciatori. Elmas andrà via e sarà una perdita importante, perché scopre tre ruoli fondamentali dello sviluppo offensivo. Ma se non è più motivato, allora è giusto così. E tanto dovrebbe accadere pure per altri, se sentissero lo stesso peso di Eljif. Gaetano, Zerbin, Zanoli, Demme potrebbero tutti essere in partenza e così il Napoli si ritroverà ad effettuare una seconda mini-rivoluzione (come fu per Kvara e Kim, Olivera, Raspadori, Simeone e come fu anche nel primo gennaio di Gattuso ndr) già dopo un solo anno dalla precedente. Anche qui siamo nell'unicum. D'altronde, poche volte una squadra nuova ha preso e vinto e strabiliato con questa forza. Ecco perché non era così semplice riprodurla, come invece ha pensato di fare il Milan acquistando solo nomi. Per lo meno, tenendo la stessa guida tecnica, non hanno sfaldato l'aspetto tattico e ora arriveranno comunque saldamente tra i primi 3 del campionato.

Non è finita la stagione del Napoli ma si prospetta molto peggio che "altalenante", come pure la definimmo quando c'era Garcia. Con buonissimi risultati e brutte figure. Continuando così, senza una programmazione e un cambio di idee, si rischia di ballare nel buio e solo di "sperare che le cose migliorino". Da sole. Ma se nulla cambia, niente cambia. E non ci sembra che De Laurentiis sia lì dov'è perché fosse un uomo solamente fortunato.


Di Mattia Fele

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