Luis Enrique da sempre segue i dettami di gioco che hanno reso la Spagna bella e vincente per più di un decennio. Insomma, quello che banalmente viene definito Tiki Taka. Un possesso palla che è stata l'arma vincente del Napoli dello scudetto costruito da Spalletti. Insomma, il pallone deve essere un amico fedele che va tenuto vicino a sé il più a lungo possibile. Partendo dal portiere la manovra va costruita dal basso: un fondamentale su cui Meret, primo ad impostare l'azione, ha lavorato negli ultimi due anni ed è migliorato tantissimo. I difensori in questo sono fondamentali: va considerato che durante la sua avventura da Ct alla Spagna Luis Enrique ha utilizzato Rodri, centrocampista di ruolo, come difensore. Il tutto per garantire affidabilità nella gestione del pallone. I terzini, invece, devono essere sempre pronti a partecipare alla fase offensiva: fondamentale su cui gli attuali esterni titolari del Napoli, Mario Rui e Di Lorenzo, sono assolutamente abituati. Dunque, non solo cross: ma anche scambi rapidi con partecipazione attiva alla manovra di gioco.
Passando al centrocampo Luis Enrique ha le idee chiare: è solito affidarsi allo stesso terzetto al fine di creare degli automatismi. Insomma, poco turnover e tanto sacrificio fisico. Un mix di giocatori di qualità e quantità: con Anguissa e Lobotka tutto ciò si sposerebbe benissimo. Per quanto riguarda l'attacco ama i calciatori di movimento: Kvara e Raspadori sarebbero perfetti per questa filosofia. Ma anche Osimhen non è da meno: non è la solita punta statica, ma è capace di variare le sue giocate come ha ampiamente dimostrato in questa stagione. Insomma, facendo un'analisi sommaria gli ingredienti per dare continuità al progetto di Spalletti ci sono tutti: Luis Enrique è l'uomo giusto, ora bisogna solo aspettare.
A cura di Giovanni Frezzetti
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