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La «seconda vita» di Di Francesco e il diamante Soulè: Frosinone fantasioso e identitario

Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Il campionato di Di Francesco la dice lunga sulla mediaticità dei tecnici, che talvolta rinascono anche se considerati bolliti dalla stampa. Quindi è più importante il lavoro del campo? Perbacco

Il Frosinone di Di Francesco arriva al Maradona per gli Ottavi di Coppa Italia dopo aver battuto sontuosamente il Torino, anche lì esprimendo il proprio gioco senza nessuna remora o paura. Il tecnico ex Sassuolo e Samp sta disputando una stagione incredibile coi suoi, dimostrando che nel posto giusto e coi calciatori giusti è più che in grado di creare calcio propositivo, amabile per gli occhi, un toccasana per i nervi. Veder giocare la sua squadra è un balsamo per il calcio italiano, che invece anche nelle sue squadre di vertice (non tutte) ancora si ostina a sciorinare un'idea di gioco che ormai fu. E che si spaccia pure per vincente in ogni tempo.

Di Di Francesco

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È al 100% la squadra del suo allenatore, questo Frosinone. Lo si intravede dalle fitte reti di passaggi, dagli scambi e dalle palle di prima nello stretto. Dall'utilizzo degli esterni. Anche alla Roma (che arrivò in Semifinale di Champions) si videro certe dinamiche che ora vengono ripetute, seppur con giocatori di qualità inferiore ma interessanti come i vari Harroui, Caso. L'ottimo Monterisi anche goleador. Il tecnico in Ciociaria ha creato un'atmosfera positiva e protettiva basata su un credo calcistico, che è assolutamente l'unico modo in cui club di questa dimensione possono fare campionati del genere. Vedere Girona per credere. La vittoria manca ai gialloblù da tre partite in Serie A e ora ci saranno Juve e Lazio alle porte. Di certo il calendario non aiuta, ma il 4-3-3 fluidissimo che presenta la squadra tredicesima in classifica può sempre far male a chiunque. Ai fianchi come centralmente. Probabilmente l'allenatore opterà per un turnover importante, ma ciò non toglierà di certo le idee di fondo. Non ci aspettiamo insomma una squadra ospite arroccata ad attendere il gol del Napoli. Di sicuro qualche problemino in fase di transizione negativa - e in generale di non possesso - il Frosinone ce l'ha, ma è anche sintomo appunto di una dimensione non da top team. Se presa d'imbucata, si sfilaccia.

La stella

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Nessuno può togliere dalla testa di chi scrive che Soulè diventerà un calciatore importante e non solo nella modesta Serie A. Ha tutto: dribbling, testa, visione di passaggio. Finalizzazione. È un primo Dybala, ha quel passo lì ma con una fisicità differente. La sua più grossa bravura è quella di inserirsi tra le linee degli avversari: si fa sempre (e diciamo sempre) trovare al posto giusto nel momento giusto, si fa servire libero perché si sa smarcare e danza letteralmente da una linea laterale all'altra, qualche volta finendo anche centrale per concludere. Può gestire tutti i ruoli dell'attacco e dialogare sia con un calciatore tecnico che mandare in porta un centravanti di peso. È senza dubbio uno dei talenti più cristallini in potenza della Serie A ed è di proprietà della Juventus come Barrenechea. I frutti dell'U23, anche se stranieri. Ed è l'arma essenziale attraverso cui Di Francesco ha potuto contro-sfottere i media che lo davano per finito.

Di Mattia Fele

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