Poi, certo, ci sono stati i famigerati errori di Aurelio De Laurentiis di cui si fa menzione quasi ogni giorno nell'ambiente napoletano. Lo stesso che ora sta cercando di rimediare utilizzando quella liquidità che attualmente solo il Napoli ha. Ngonge, Traorè, Mazzocchi e altri due. Queste le promesse, almeno. Dei primi due si può dire molto ma non che non abbiano talento e gol nelle gambe. Potrebbero fare al caso di qualsiasi Napoli, perché sono calciatori forti. Di qualsiasi allenatore, purché sia buono e sappia - con gli allenamenti, non con le conferenze - infondere princìpi di calcio moderno. Mazzarri evidentemente non ce l'ha fatta. Ha studiato ed è un uomo umile, intelligente ma non ha nel suo DNA certi concetti. È la differenza sostanziale tra un nativo digitale e un boomer che ne studia la transizione. Mazzarri non avrà mai la stessa manualità di certi altri nel gestire certe trame di gioco perché - purtroppo, perché è un buonissimo allenatore - con il tempo è stato relegato a piazze in cui a calcio non si giocava praticamente mai. Spalletti invece era stato in Russia e poi a Roma e a Milano, dove di qualità ne ha potuta vedere direttamente e indirettamente.
Contro la Fiorentina s'è visto un 3-4-2-1 interessante (non un 5-4-1, altrimenti si dovrebbe parlare di 4-4-2 o di 4-5-1 anche quando si gioca col 4-3-3 ndr) perché è stato dovuto alla lettura della singola partita. Soprattutto mancavano Anguissa, Osimhen, forse il miglior Kvara, Zielinski, Natan, persino Meret. Il Napoli ha un'ossatura attualmente molto differente - per esigenze derivanti da infortuni e mercato - dalla squadra dello Scudetto e guarda caso ha vinto 3-0. La Fiorentina è stata innocua perché Walter è sceso a compromessi col DNA del Napoli. Un concetto che a lungo andare può essere devastante per la dimensione di vertice che questa squadra aveva assunto, ma che nel breve di certo darà i suoi frutti. Pure (magari) contro l'Inter, regalando al mister la sua meritata Supercoppa toltagli nel 2012. Sembra incredibile doversi meravigliare del fatto che i Campioni d'Italia ora abbiano un senso come squadra. Gli si dia anche una direzione.
Di Mattia Fele
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