L'editoriale di Maurizio Zaccone per CalcioNapoli1926
Tocca al Napoli inaugurare lo show arabo della Supercoppa Italiana. Preceduto dal suo Presidente che si è presentato, dopo le aspre critiche verso la scelta di giocare in Arabia, in kefiah e dishdasha a Riyadh, ospite del presidente dell'Al-Shabab.
In uno stadio senza i sostenitori delle due compagini, senza bandiere, senza striscioni e per finire anche senza spettatori (i pochi tutti in un solo settore), Napoli e Fiorentina cercano di strappare il pass per la finale di lunedì, alle ore 20 nello stesso stadio. Simeone in campo dal 1° minuto, Zielinski in panchina. Cambio modulo con la difesa a tre e Mazzocchi e Rui come braccetti di Jesus, Rahmani e Di Lorenzo. La partita non è bella e le due squadre non sembrano al meglio, in tutta evidenza. Il Napoli come detto schiera un 5-4-1, ma la squadra appare slegata, manca di compattezza, non costruisce bene e si affida ai lanci lunghi. Gol bellissimo del Cholito Simeone su assist al bacio di Jesus nell' azione più importante. Kvara non pervenuto nei primi 45. La Fiorentina ha la possibilità di pareggiarla alla fine del primo tempo grazie a un generosissimo rigore su Ikoné, sbagliato dallo stesso.
Nel secondo tempo la musica non sembra cambiare. Poi però entra Zerbin e prima segna un bel gol battendo la testa sul palo. Poi la botta lo trasforma e subito dopo mette in rete un altro bellissimo gol. Preoccupati i giocatori i quali ipotizzano che Mazzarri voglia ora allenarli facendogli dare testate sui pali. Ieri sera l'abbiamo un po' detto tutti, Mazzarri deve fare il Mazzarri. Deve smettere di provare ad essere Spalletti. L'ha capito lui e l'abbiamo capito noi. Mi ricorda mia moglie che tentava di farmi il ragù come mia madre, con risultati non entusiasmanti. Abbiamo raggiunto un accordo onorevole quando si è dedicata allo spaghetto al pomodoro che era un suo cavallo di battaglia. Mazzarri deve mettere a tavola il suo spaghetto al pomodoro, per il ragù possiamo aspettare.
Alla fine una partita noiosa che però finisce 3-0 per noi e ci porta in finale. L'impegno c'è stato e la condizione atletica è migliorata. Chest'e'. Preoccupa l'involuzione di Kvara, la copia sbiadita del campione ammirato l'anno scorso, forse sacrificato anche dal nuovo modulo. Il Napoli deve fare di tutto per portare a casa questo trofeo, per più di un motivo. Perché è l'unico trofeo che oggettivamente può ambire a conquistare questa stagione. Perché alza il morale e, non dico salva la stagione, ma aiuta a rimetterla sui binari giusti. Perché porta soldi nelle casse societarie. Perché di per sé è un trofeo importante, con storia trentennale. Hanno rovinato il contorno, la cornice, il contesto. Ma il trofeo resta il trofeo.
E parlando un attimo di questo contorno, ci tengo a precisare che non ho nessun pregiudizio nel tentativo di internazionalizzare il calcio, esportarlo in paesi dove è meno conosciuto e comprendo la necessità delle operazioni di marketing. Ma devono tener conto della storia di quello che si vende, altrimenti anziché esportare un nobile prodotto, si sporca la storia dello stesso, con risultati controproducenti.