Italiano ha - come fece Sarri - mostrato a chiare lettere cosa significhi avere calciatori che, coi propri limiti, si esaltano in un collettivo che pensa insieme. Il Napoli aveva creato questo DNA da Sarri in poi e ora lo sta perdendo, oltre a scucirsi lo Scudetto dal petto. Sembra impensabile dirlo a soli 5 mesi dalla gioia di Udine. Il campionato è lungo ma non pare ci siano gli estremi per un anno di vertice, se queste sono le premesse. Come avevamo già scritto. Poi i calciatori sono forti: Kvara e Osimhen (che ha finalmente tirato un rigore ed esultato) commoventi nel correre e lottare su ogni palla, come Lobotka, come Raspadori. Poi le straordinarie dichiarazioni di Di Lorenzo nel post-gara. Insomma, nel Napoli c'è tanto materiale umano e tecnico che chiede, quasi con la bava alla bocca, di essere guidato in modo moderno e di imparare. L'impressione invece è che Garcia non stia insegnando nulla ai campioni d'Italia, se non come si faccia a disequilibrare completamente una bilancia perfettamente tarata. Il Napoli non ha più peso specifico, non è più riconoscibile anche se a Lecce sembrava precisamente identitario e forte nelle sue convinzioni. Poi subisce gol nei primi minuti e va nel pallone, cerca di riprenderla velocemente e diventa frenetico. Smette di palleggiare, offre il fianco ad altri contropiedi e si rintana nello spavento. Poi ancora Garcia cambia moduli e ruoli e manda segnali contrastanti, forse perché nemmeno lui ha capito come prenderla questa rosa.
Il punto è questo e non ci vuole un oracolo a comprenderlo: De Laurentiis deve riflettere. Capire se Napoli-Fiorentina sia stata una Caporetto e sostituire il suo generale, o andare avanti con la consapevolezza (non speranza, che non basta) che la situazione sia del tutto recuperabile. Che Garcia possa capirsi coi suoi calciatori realmente, non dandogli uno stupido contentino di due-tre partite di fila. Ma costruendo un'identità in campo, cercando di convincere i calciatori del Napoli - che sono persone evolute, che vivono nel calcio del 2023 e lo studiano - della propria idea. Che però ci dev'essere e dev'essere condivisa. Oggi ci pare di capire meglio le parole di Spalletti che spesso menzionava un gioco che andava ad adattarsi agli uomini a disposizione e al loro gusto nel toccare la palla. Garcia, invece, sembra a volte che dei suoi interlocutori se ne freghi altamente. Che non abbia affezione nei confronti di quello che può essere un percorso funzionale, come a dire "hai scelto me, di me devi prendere tutto". Detestiamo mettere nel calderone il folclore ma Napoli invece è la città dell'arrangiarsi. Districarsi in una situazione nuova ovvero mettersi in discussione. Ecco questo, se Garcia ce lo permette: anche da un punto di vista umano l'impressione resta che rispetto alla gestione precedente ci sia un abisso. Culturale.
Di Mattia Fele
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