Questa volta neanche l'autobus (era più una portaerei ndr) davanti alla difesa ha fermato la forza del Napoli, che quest'anno sembra semplicemente essere più forte di tutti e di tutto. Come in una predestinazione, come se stesse seguendo il tracciato di una profezia. Questa almeno l'impressione della prima parte di campionato, che si concluderà sabato contro l'Udinese di nuovo al Maradona. Per ora la classifica recita +8, che al Paese nostro significa dominio: nessuna in Europa ha fatto 38 punti in 14 partite, solo il Barcellona che è in testa alla Liga. Spalletti indovina ogni scelta e la sensazione è che la sua squadra un modo per vincere lo troverebbe comunque. Sempre.
editoriali
Da “eterni secondi” a primi con tutte le scarpe. Come il Napoli così Spalletti, verso la ribalta
Si era fermi a Sarri
Ha riecheggiato nei quartieri per stagioni la voce di popolo che - tranciante - ricordava che il Napoli non avrebbe mai più lottato per lo Scudetto se non l'aveva vinto con Sarri. Perché l'amalgama creata in un gruppo di quella statura era irripetibile. Napoli città ed il Napoli società (soprattutto, diciamolo) hanno dimostrato l'esatto contrario. Ovvero che è possibile in 10 anni arrivare quattro volte al secondo posto e altre tre al terzo posto con le idee, i princìpi. E che solo avvicinandosi a chi domina il campionato si sarebbe potuto un giorno provare a prendere il trono seriamente. Sì, Sarri c'era quasi riuscito e quel Napoli capitombolò senza ragione a Firenze, con dei calciatori fortissimi ma che anche negli anni successivi hanno palesato delle fragilità importanti a livello temperamentale. Questa squadra sembra diversa: sembra cattiva. A Kim, Kvaratskhelia, Olivera, Di Lorenzo e compagni frega poco chi e cosa hanno davanti: hanno fame. Osimhen ha fame, Lozano ha fretta di brillare. Simeone sognava di essere dov'è e corre sul prato come un bambino. Al loro capo, un direttore d'orchestra che aspettava solo questo tipo di giostra per riaccendere la fiamma del gioco che conosce benissimo. Non è andata così all'Inter, con giocatori meno adatti alle sue qualità (ma comunque con due quarti posti importanti conquistati) ma era andata così alla Roma, battuta solamente da un'Inter in quel momento troppo più forte (c'erano Eto'o, Vieira, Sneijder, Milito ndr). Un po' come quella Juve quando Sarri era al Napoli.
Ora sembrerebbe essere un campionato senza padroni sulla carta: l'Inter - forse la rosa più completa - è in difficoltà perché il suo allenatore palesa evidenti limiti nelle situazioni di crisi. Non ne sa uscire e già alla Lazio lo si era notato. Il Milan fa il suo campionato che comunque non basta a tenere testa al Napoli ed è di livello inferiore rispetto all'anno scorso. Della Juve non c'è bisogno di parlare: ha sbagliato tutta la programmazione dal primo esonero di Allegri ad oggi. La Roma, data da tutti come candidata allo Scudetto per le due feste patronali al Colosseo quadrato per accogliere gli acquisti, non ha un gioco. Non ha un'identità, solo il nome del suo allenatore che sbraita contro gli arbitri e poco più. Insomma questo è il campionato che ha tutti i crismi per essere quello del Napoli, quello del ritorno, quello dell'exploit che risarcisce anni in cui il merito era stato offuscato da squadre comunque più strutturate e più forti (in attesa che - ovviamente, perché così è - queste ritornino a quel livello). La Juventus era troppo per quel Napoli ma in città si era fermi a Sarri, che veniva considerato il periodo più florido dall'età di Maradona. È questa qui invece la stagione più clamorosa. A questo ci si preparava. Come si è sempre detto, per vincere il Napoli ha bisogno di stravincere. Di ammazzare il campionato. Ora è a +8 alla quattordicesima giornata.
Contro l'Empoli è stata tutt'altro che una passeggiata: anche questo evidenzia di che tipo di Napoli si tratti. Non ha mollato un centimetro e ha con pazienza aggirato le linee di Zanetti, venuto al Maradona solo per sperare nel punticino. Lo aveva detto: "servirà un po' di fortuna". Si è essenzialmente basato solo su quella, racimolando il 23% di possesso palla e completando al massimo 130 passaggi contro i 720 del Napoli. Quasi il nulla. Lo ha punito Lozano su rigore (tirato malissimo, è entrato quasi - ancora - per progetto superiore) e poi Zielinski al volo al suo secondo gol in campionato. È un Napoli ancora camaleontico, in cui segnano tutti e quelli che entrano sono felici di entrare. Quelli che escono sono felici di riposare. Quelli che guardano sono felici di esultare. Anche Demme - a parere di chi scrive troppo poco utilizzato - quando entra ed esce non fa una piega. Non smuove una ruga d'espressione. Tutti sono fiduciosi di star vivendo una stagione che potrebbe cambiare le loro carriere. Con una vittoria contro l'Udinese, il Napoli chiuderebbe questi primi folli tre mesi e mezzo con una qualificazione agli Ottavi di Champions da primo in classifica e con un +8 sul Milan in Serie A, a 41 punti. Con 41 punti solitamente si chiudono i gironi, mentre il Napoli sarebbe solo alla quindicesima giornata. Potenzialmente ne potrebbe fare 53, anche se a gennaio ha Juve e Inter ancora da affrontare.
Spalletti una nota la merita ancora: è un uomo colto, innanzitutto. È una persona che sa parlare, che educa anche l'interlocutore e lo invita a migliorarsi. È come il suo Napoli, che con queste continue prestazioni mette alla prova chi scrive, chi parla, chi commenta. Chi giudica e chi pregiudicava ad inizio agosto. Il mister ha lavorato e ha intessuto qualcosa che forse nemmeno lui si aspettava, ma ora ne ha intravisto le potenzialità. Una squadra vincente è questione di momenti, di beccare la scintilla giusta e l'armonia perfetta nel tempo giusto. E nessun momento è più corretto di quello in cui nessuno se l'aspettava, come una relazione che piomba dal cielo e che ti cambia radicalmente. Dal di dentro. Così Spalletti si è trovato improvvisamente alla guida di una vettura di tutto valore e la sta abitando come se fosse da sempre stato pronto a guidarne una. Come se - come il Napoli stesso - anche lui fosse prima o poi predestinato a riemergere perché il merito ritorna. E il tempo premia. Ci sarà la sosta e ci sarà il campo inoppugnabile, ci sarà la sorte che deciderà cosa dovrà essere di questa squadra. Ci saranno le rivoluzioni dal 2023 in poi e incideranno gli umori qatarioti di chi avrà vinto o chi avrà perso, o di chi si sarà infortunato nelle varie tournée (accadrà ndr). Ciò non toglie che il Napoli è e resterà la squadra da battere.
A cura di Mattia Fele
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