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editoriali

Mazzarri ha ricalibrato un motore spento: ora dovrà fare attenzione a due aspetti

Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Mazzarri ha portato il suo metodo di lavoro, tanto sacrificio e finalmente la lingua del campo. Questo serve a questi calciatori, che però non per forza devono subire la pressione di dover essere all'altezza di ripetersi

Che Walter Mazzarri abbia pigiato il pulsante giusto per restituire un volto al Napoli di Rudi Garcia è cosa certa. Probabilmente questo gruppo avrebbe potuto raccogliere gli stessi risultati (di Bergamo, di Madrid) anche con il francese, ma non sono cosa da poco gli abbracci, le intese, i cambi azzeccati e al momento giusto. Le scelte e il lavoro in campo, l'intensità e la voglia. I calciatori non sono tanto diversi da alunni di scuola, che hanno bisogno di essere continuamente stimolati per studiare e fare del proprio meglio. Senza questa virtù tutta umana che Mazzarri sta ben mettendo al centro del discorso, è molto difficile rendere oltre l'ostacolo per giocatori che comunque hanno la dimensione del Napoli. Che è ben diversa da quella del Real e in minima parte pure da Inter-Milan-Juve.

Ah, l'umiltà

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Quant'è bello sentire un allenatore del Napoli tornare a parlare di tattica. Mezze ali, scambi tra i centrocampisti, Kvara più vicino a Osimhen. Il terzino bloccato e l'altro che spinge, Lobotka faro assoluto. Con Mazzarri si parla la lingua che piace - e che serve, prima di ogni cosa - a questa squadra evoluta ma comunque limitata. Proprio per questo, una volta sistemate con la livella tutte queste situazioni in disequilibrio, sarà pure tempo che a Napoli si inizi a parlare di struttura. Di scelte della società post-Scudetto. Del mercato e di come sono stati sostituiti certi giocatori. Della sovrabbondanza imprecisa (anche se di grande qualità) dell'attacco, del problema annoso e scocciante del terzino sinistro. Di Natan, che sta giocando ottime e serie partite ma che non è un top-player. È e sarà forse un ottimo sostituto del prossimo difensore titolare di sinistra, come un Juan Jesus maggiorato (di molto). In generale si può parlare di individui e individualità, capendo che forse anche se la squadra tornasse ai fasti di gioco dell'anno scorso non è detto che vinca di nuovo. Perché gli altri si sono rinforzati, hanno scelto meglio.

Così l'Inter può vantare in panchina Frattesi e Cuadrado, oltre che Arnautovic e Carlos Augusto e un ex Campione del Mondo come Benjamin Pavard, preso dal Bayern e non dal Bragantino. Lungi da chi scrive voler affermare che le politiche societarie ed economiche di certo Nord siano migliori di quelle di De Laurentiis, che su questo piano è oculato ed è giusto che continui su questa scia fino alla fine dei tempi. Il punto è che forse è stato sottovalutato l'addio di Spalletti quanto quello di Giuntoli. Che possedeva un'intelaiatura importante di rapporti e che soprattutto aveva ormai compreso che tipo di calciatori prendere per il Napoli. Come uomini e come compatibilità tecnica. Una comprensione a cui è arrivato dopo anni: dopo Valdifiori, Strinic, Marko Rog e altri errori qua e là. Kvaratskhelia è arrivato come coronamento di un lavoro perfetto, fatto al millimetro. Ora ricominciato quasi da zero, checché se ne voglia dire sull'ottimo scouting rimasto in casa. Per non parlare della scelta del tecnico ad inizio anno: a questo punto, perché non iniziare con Mazzarri? Come si può prendere due tecnici di così diversa tipologia in pochi mesi, dopo aver - di fatto - costretto Spalletti a scappare a gambe levate (lo abbiamo visto quanto sia durato, l'anno sabbatico ndr)? Insomma, idee improvvisamente confuse.

Mazzarri è sicuramente un allenatore in grado di prendere una squadra forte come il Napoli è e darle un'identità, un ruolino di marcia importante atletico e tattico, una voglia di lottare l'uno per l'altro che sia innegabile e commovente. Questo però potrebbe non bastare per riprendere a dominare le partite, ricucire una stagione in cui i calciatori hanno immesso a Dimaro e Castel di Sangro incertezza nelle gambe e nella mente, sistemare degli errori fatti a monte, o meglio a valle dello Scudetto. Che poi è la stessa cosa. Per il Napoli è un momento delicato, in cui ogni scelta farà la differenza, a prescindere dall'esito di Napoli-Inter e Juve-Napoli dei prossimi 7 giorni. Ci vorrà più coraggio e più visione di insieme.


Di Mattia Fele

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