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editoriali

A Milano il vero, forte Napoli: della «storia» europea del Milan neanche l’ombra, se non in tv

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Nei salottini italiani (quasi) tutti ben incravattati e vestiti di rosso e nero, intanto in campo il Napoli insegna modernità ma perde di misura. Al ritorno Osimhen, il tifo (costretto da Spalletti) ma non Anguissa e Kim. Punto e a capo

A San Siro è venuta fuori l'unica partita possibile: a scacchi, ricolma di inserti tattici e duelli. Decisa dagli episodi singoli e un po' dal caso (l'infortunio di Osimhen, Simeone e Raspadori in simultanea dopo un anno quasi perfetto, proprio nel momento clou...), ma questo è il calcio. Uno sport dove chi segna ha ragione, punto. Maignan è stato strepitoso su Di Lorenzo, che ha fatto una partita molto superiore a Theo Hernandez nonostante la spocchia del francese in conferenza pre-gara. Il Milan, in toto, è una squadra dal grande vigore e con due-tre individualità importanti, più un Tonali rocciosissimo e un Brahim mina vagante. Il resto è noia (e pochissimi tiri in porta, come si è visto per tutta la stagione). La gara del Napoli è stata straordinaria e precisa, con un risultato (1-0 con gol di Bennacer a fine primo tempo, ndr) che non dice ancora niente ai fini della qualificazione.

Il terreno inesplorato

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Dispiace perché non è da noi, ma non può passare inosservata a nessun commento la faziosità della seconda voce dell'emittente che in esclusiva deteneva i diritti nazionali della partita tra Milan e Napoli. Giudizi talvolta commisurati e tecnici (con un eh? intercalare continuo pure cacofonico, ma non c'entra ndr), altre volte aggettivi un po' forti e baroccheggianti nei confronti delle giocate di un meraviglioso Giroud, a confronto con il vizietto di Lozano e robe di questo genere. Quasi si è sentita meno intensa anche la voce di Sandro Piccinini, che da portatore di imparzialità doverosa (sfida tra due italiane in Champions!) ha dovuto fare da contraltare al collega perdendo molta della sua verve comunicativa. O almeno così è sembrato. Bruttina o comunque rivedibile anche la gestione generale da parte dell'arbitro, specialmente ad inizio gara: come può non aver ammonito Leao per aver calciato la bandierina del calcio d'angolo, come da regolamento? E Krunic? E Kim stesso per un intervento sulla fascia destra difensiva del Napoli? Un'altra cosa che si potrebbe chiedere a Rosetti - che era in tribuna a visionare il tutto - e a tutta la UEFA (se non c'è un regolamento che lo vieta) è il perché non si potrebbe affidare una sfida del genere ad un arbitro italiano, che conosce bene le dinamiche e i calciatori. Non regge la questione della parzialità, perché altrimenti un Orsato non potrebbe neanche arbitrare un Milan-Napoli di campionato. L'impressione, da ciò che pure si evince nella presenza di filo-rossoneri in tutti i maggiori salottini televisivi italiani (tranne Prime stesso, che però di contro ha creato un due-contro-due - Lavezzi e Cannavaro vs Seedorf e Nesta - troppo di parte e ha reso il commento mai distaccato), è che il Napoli ai Quarti sia proprio un terreno inesplorato sia per chi parla che per chi ascolta. E nel dubbio vincono sempre gli altri.

La partita il Napoli l'ha fatta con orgoglio e qualità, con le proprie giocate e dando lezione totale di aggressività in avanti. Nella prima mezz'ora il Milan non aveva idea di come uscire palla al piede. Lobotka se ne fregava di Bennacer e andava a giocare lateralmente, Zielinski si alzava accanto ad Elmas che è stato bravissimo a sporcare palloni a Tomori ma incisivo zero come falso nueve. Poi il Milan fa bene un break con Brahim Diaz, che supera Mario Rui e Lobotka come a Napoli nel primo dei quattro gol e crea una spaccatura che porta al tiro. Uno dei tre tiri del Milan in 9o', mentre il Napoli ne ha fatti ben oltre i 5, tutti in porta. Maignan è stato clamoroso su Di Lorenzo, che poi era riuscito a tirare in altre due occasioni. Clamoroso l'errore di Kvaratskhelia al primo minuto, che avrebbe aperto ben altri scenari in una gara che - ripetiamo - era chiaro che sarebbe stata decisa dal primo che avesse segnato. Il Milan è troppo devastante in contropiede così come il Napoli, che pure senza Osimhen si è reso pericoloso ovunque e sempre. Giusto il doppio giallo ad Anguissa - Spalletti non è d'accordo -, ma fa ben sperare l'ingresso di Ndombele che ha permesso una delle ultime azioni della partita, in dieci uomini. Il Milan non è mai stato pericoloso con l'uomo in più, il che evidenzia ancora di più i limiti organici di una squadra che tra l'altro sabato alle 15 giocherà contro una delle formazioni più in forma d'Italia: il Bologna di Thiago Motta. Poco cambia, dunque, tra un 1-0 ed un pareggio: al Maradona chi vince regna, ancora una volta.

Brutta, orribile (se saranno in grado di comprenderla) la figura che hanno fatto gli Ultras del Napoli, rimbrottati in diretta da Spalletti ai microfoni di Sky. Luciano prima parla dei suoi ragazzi come di uomini garbati, educati e sensibili e che caratterialmente sono senza quella malizia e tempra dei più "cattivi" - sempre agonisticamente parlando - e poi fa una controprotesta: "Se non si tifa al Maradona martedì, mi alzo e vado via dalla panchina". Perché la squadra, a detta del tecnico, ha subìto anche l'influenza di certi fattori esterni, un po' come se non si sentisse riconosciuta nei tanti sacrifici e nelle tante vittorie. Della serie: ma come, neanche 20 punti di vantaggio e i Quarti di Champions bastano a rendervi felici? A questo punto, avranno pensato che andare bene a tutti a Napoli è impossibile. Come dargli torto, se si legge sui social che qualcuno insulta Mario Rui dopo la prestazione di ieri? La gratitudine dura forse al massimo 20' per la maggior parte dei tifosi di questa città, che per fortuna è molto composita e ben fornita di (altre) persone intelligenti. Nel frattempo Spalletti ha gridato allo scandalo e costringerà noi giornalisti online a dover pubblicare il solito comunicato delle Curve che diranno di tornare a tifare come se facessero a tutti un favore, non come se fosse il loro senso d'esistere. Ad ogni modo, Napoli-Milan potrebbe davvero essere una delle gare più importanti della storia del Napoli dal 1926.

A cura di Mattia Fele