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editoriali

La poesia di Messi è la sua agonia: vince il Mondiale e si piega al potere dell’emiro

argentina messi
Messi non gioca a calcio, Messi è giocato dal calcio

Giovanni Ibello

La poesia di Messi è tutta nella sua agonia, nei conati di vomito che sovente lo hanno accompagnato prima delle partite. Nel suo essere sempre non ora e non qui. La poesia di Messi non è tanto il talento - adamantino, senz'altro - ma la mancanza di una manifestazione proattiva di volontà. Se penso all'assenza vedo Messi, e lo vedo altissimo. Tragico ed esiziale. Se penso a Dio vedo Maradona... che è invece nell'ovunque. Messi è il contrario di Dio, non l'anticristo ma "la tigre assenza".

Messi non gioca a calcio, Messi è giocato dal calcio

La poesia di Messi è la sua agonia: vince il Mondiale e si piega al potere dell’emiro- immagine 2
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Messi non gioca al calcio, Messi è giocato dal calcio. Domato dalle multinazionali, dai soldi macchiati di sangue arabo, Messi è l'agonia della bestia al circo. Messi non ha mai deciso niente - mica voleva lasciare Barcellona per il Paris dell'emiro? - Messi è sempre stato deciso. E continuerà a farsi scegliere. Ieri sera la prova decisiva che ha il sapore dell'ordalia: il campione vince il mondiale dopo 36 anni di purgatorio, suggella nel migliore dei modi una carriera trionfale e poi si genuflette al potere dell'emiro. L'abito indossato da Leo, una specie di mantello, si chiama Bisht ed è un indumento tipico del Golfo Persico. Il Bisht è un simbolo dell'autorevoelzza che spetta ai sovrani o ai capi tribù. Questo il significato dell'omaggio, ma dobbiamo sforzarci ci leggere tra le righe e interpretare la complessità dell'icona.

Il Bisht indossato da Leo: il potere del Qatar sulla testa della Pulce

Imporre un uso locale nel momento più sacro di tutta la rassegna iridata è, per sua natura, un gesto politico. Vuol dire "tu sei roba nostra". Questo è Leo Messi. Un giocatore metafisico che rappresenta gli abissi valoriali del calcio contempornaeo. Il grande paradosso è che forse una sconfitta lo avrebbe consegnato all'eternità. Avrebbe sublimato tutti i suoi tormenti. La vittoria, invece, è la stella che brucerà le sue ali di cera. D10S è irraggiungibile.

A cura di Giovanni Ibello