Il suo modulo preferito è giornalisticamente il 3-5-2 o il 3-4-2-1, ma questo è anche stato dovuto al fatto di essere stato messo al comando di squadre che avevano quella impostazione lì. Cagliari e Torino storicamente utilizzano questo modulo e hanno le coppie, i calciatori numericamente e qualitativamente adatti. Il tecnico ha sempre dichiarato di essere estremamente flessibile sul gioco, meno sui concetti che le sue squadre devono avere ben fisse. Utilizzo dell'ampiezza, miglioramento dei movimenti individuali dei calciatori. Pressing alto, intensità a tutto campo. Insomma, belle parole. Mazzarri dovrà però dimostrare a Napoli di aver costruito un'architrave di teoria utile a farsi comprendere da calciatori che sanno cos'è il pallone nel 2023. E che non si possono sentire cose come "sui calci d'angolo, se vinciamo voglio tre uomini dietro. Se perdiamo, solo due". Bisogna avere visione, ma soprattutto una nuova anima.
In questo è molto difficile che Mazzarri possa toppare. Senza voler andare a pescare nel passato più remoto (il calcio è cambiato troppo, sono tanti gli anni "calcistici" che ci dividono anche dal "vicino" 2013), difficilmente nelle esperienze più recenti si trova uno spogliatoio che abbia remato contro di lui. Sa prendere i calciatori, sa farsi voler bene, è tenero ma sa anche usare il bastone. Sa avere gratitudine e sa spronare, ma soprattutto a Castel Volturno si ritornerà a parlare di campo. Di movimenti, di tattica. Questo è quello che vuole il Napoli. Questo vogliono sentire Osimhen, Kvaratskhelia, Di Lorenzo, Lobotka. Saranno entusiasti di ogni parola.
“Ho avuto la fortuna di allenare diverse categorie di squadre. Con la Reggina giocavamo per salvarsi, alla Sampdoria volevamo fare un salto importante, poi c’è stato il Napoli, l’Inter... Mi sono sempre adattato alle situazioni. Per questo motivo, non ho mai cambiato idea e filosofia: ho sempre voluto valorizzare le qualità dei miei calciatori”. Queste alcune delle parole di Mazzarri a France Football, in un'intervista di qualche anno fa. Walter non disdegnerà il 4-3-3 e anzi, in soli 6 mesi di tempo, è molto probabile che dovrà adattarsi e utilizzarlo quasi forzatamente e subito. Negli uomini non sarà un Napoli differente, ma nei concetti (moderni, ben inculcati) e nelle giocate sicuramente sì. Senza dimenticare il clima più leggero che si respirerà nello spogliatoio e nelle segrete stanze della società, dei quali errori pure si parlerà più avanti.
A cura di Mattia Fele
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