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Allenare è (anche) cosa mediatica: il Mazzarri-bis ci dirà molto sui tecnici nel calcio moderno

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Oltre a delle prospettive squisitamente economiche, è chiaro che Mazzarri abbia scelto di dire sì al Napoli per rimetterci il "faccione" e dimostrare di essere stato solo mediaticamente accantonato
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Walter Mazzarri assomiglia particolarmente a ciò di cui aveva più bisogno il Napoli. Un allenatore sanguigno che provenisse dal campo e finisse sul campo. Uno Spalletti, un Sarri, un Conte. Uomini che si esaltano per delle giocate e che creano collettivi in grado di affascinare il pubblico, di gioire e creare gioia negli ambienti. La scintilla che Mazzarri creò con il trio Lavezzi-Cavani-Hamsik fu un ricamo bellissimo ad un già esplosivo talento di base. Il toscano ci mise il suo perché trovò il luogo giusto del campo - e i modi giusti - per farli essere devastanti. Letteralmente. Ora dovrà fare lo stesso con la squadra più forte che abbia mai avuto a disposizione, e in soli 7 mesi.

Non sono Tenori

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Kvaratskhelia, Osimhen, Di Lorenzo, Lobotka. Non sono tenori ma calciatori già di spicco, affermati, calcisticamente adulti ed evoluti. Mazzarri dovrà farci vedere le differenze con Garcia nella loro gestione e dovrà pure metterci un pizzico delle sue idee, anche se - è ovvio e giusto - all'inizio vedremo un Napoli standard. Con dei difetti di stampo francese e forse al massimo più liberi nella testa. La verità è che il Mazzarri-bis ci dirà molto sulla famigerata diatriba del ma quanto conta un tecnico in una squadra di calcio? che neanche esisteva fino a 15-20 anni fa. Gli allenatori al massimo influivano in personalità e (un pizzichino) in comunicazione, ma di certo scegliere un tecnico non era così dirimente come sembra apparire oggi. Oggi, che è sempre l'età in cui sono i media a decidere chi mettere in luce e chi no, cosa sparacchiare in primo piano e cosa dimenticare. Purtroppo funziona anche nella società civile in questo modo, con guerre e tragedie ben più serie.


Figuriamoci nel calcio. Un mondo fatto di casualità ed episodi, lasciato in mano a chi pensa di detenere una qualche verità e desume (con parecchia impreparazione) postulati dal nulla. Mazzarri sarebbe un allenatore finito. La verità è che dopo Milano si sono tutti improvvisamente dimenticati di lui. Un'esperienza al Watford, poi solo squadre inferiori al rango che si era conquistato con il Napoli. E quell'Inter giocava con Rolando e Jonathan e pure arrivò al quinto posto, come il suo Torino giunto ai preliminari di Europa League. Con il tempo, Walter qualcosa dal cilindro la tira sempre fuori. Perché lavora. Ciò detto, proprio il downgrade mediatico che quest'uomo sembra rappresentare con il suo avvento a Napoli ci dimostrerà molto di cosa sia il valore di un tecnico all'interno di una rosa. Come mai ha fatto male col Cagliari e bene col Napoli? Se andasse bene. Oppure: ha fatto male col Napoli perché figuriamoci, neanche il Cagliari riuscì a rialzare. Due volti di una stessa medaglia, due tipi di idea sul ruolo dell'allenatore.

La verità non la sapremo mai perché dubitiamo che Guardiola o Klopp vengano ad allenare Brescia e Salernitana vincendo poi lo Scudetto. Chiaramente per motivi economici e tecnici, proprio perché saprebbero che poi mediaticamente sparirebbero come è successo ad altri. Insomma allenare è anche una questione mediatica e Mazzarri ne ha pagato le conseguenze, poi il "ciclo" è tornato e lo ha raccolto. I grandi allenatori hanno bisogno di grandi giocatori comunque; i "piccoli" allenatori hanno bisogno di studiare un po' di più se hanno una storia che parte dai bassifondi dei campionati provinciali e se non hanno vinto i Mondiali del 2006; gli allenatori di media bravura resteranno nella mediocrità fino a che - per un soffio di vento o un bacio dalla Dea fortuna - non ricevano una chiamata come quella che De Zerbi ha ricevuto dal Brighton. Ora sta illuminando il pianeta. Siamo sicuri che se Leonardo Semplici venisse chiamato al Barcellona farebbe fatica a non arrivare tra le prime due in classifica in Liga e nei quarti di Champions. Eppure in Italia è considerato al massimo da società che provano la retrocessione. Siamo in mano alla comunicazione e c'è ancora chi non lo ha compreso. Mazzarri, nel bene o nel male - per chi saprà guardare - accenderà un lumino su questa antica storia.

A cura di Mattia Fele

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