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Prima i princìpi, poi i moduli. Mazzarri dimostri la modernità che dice d’aver appreso

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Una squadra ha un'identità perché ha dei princìpi, che possono essere spiegati in campo con qualsiasi modulo nel 2023. Il City costruisce a 3 in difesa molto di più di quanto non faccia a 4, così come anche De Zerbi col suo 4-2-3-1
Mattia Fele
Mattia Fele Editorialista 

Il calcio non è matematica né metafisica. Non è una scienza esatta ma non deve neanche trasformarsi in filosofia aleatoria, in trascendenza perenne. Oggigiorno basta guardare oltre alla Serie A per capire come si evolva il gioco e che questo c'entri ormai pochissimo con i moduli di gioco. Qui a Napoli potremmo dire addirittura che Ancelotti lo aveva capito ma venne bollato come un pensionato e fu mandato via praticamente dall'ambiente. Faceva un 4-4-2 che era nettamente un 4-2-3-1 in sviluppo, con Zielinski che partiva da sinistra e si lanciava tra le linee o un Fabian Ruiz elegantissimo dietro alle due punte. Non ebbe mai Osimhen e quindi la sua finalizzazione era affidata a Insigne-Mertens-Milik-Callejon: tre su quattro non segnavano mai. Fu chiamato a Napoli "calcio fluido" e messo a lato come inutile e senza prospettive. Ora il Real gioca con Bellingham (una mezzala/un trequarti) praticamente come goleador. Addirittura permettendosi di passare da Benzema (straordinario) a Joselu (modesto) quanto a punta centrale. Perché nel calcio esistono le soluzioni e princìpi, poi i giocatori e solo infine i moduli.

Three is a magic number

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Certo, esistono i sistemi di gioco di partenza. Una squadra può porsi 4-3-3 come idea di base ma difendere 4-5-1, 4-4-2, 4-1-4-1. In quel caso il modulo qual è? Una squadra può porsi il 4-3-3 come idea di base e poi costruire a 3+2, con un difensore centrale che si alza accanto al mediano e permette linee di passaggio dirette verso l'ala o centrali verso il gioco delle mezzali, che hanno spazio per attaccarsi alla punta.  In questo caso che modulo è? Tutto questo per dire che Mazzarri è libero di passare alla difesa a 3 anche domattina all'alba: non sarà dirimente per i risultati del Napoli. Ciò che conta realmente nel calcio è il principio di gioco, l'idea e come viene espressa. Allegri decide per blocco basso e poi gioco tecnico in verticale e interpretazione libera. Mourinho decide per poche indicazioni date ai calciatori chiave e analisi della partita specifica. Guardiola vuole 900 passaggi a partita altrimenti non è felice, ma vuole anche una riconquista feroce. Klopp ama il senso dello spazio come se fosse un uomo in più, come se fosse una linea di passaggio ulteriore. Mazzarri con il Napoli dovrà decidere che princìpi portare in campo, che poi sia svolto con i 3 difensori o con i 4 questa è roba da calciomercato e nulla più.


Attualmente il Napoli sembra starsi muovendo proprio in questa direzione, con Samardzic, Mazzocchi (preso) e Dragusin che vengono da squadre impostate su un modulo a 3. Questo non significherà per nulla - non deve - che si ritornerà a un calcio difensivista, anzi. Ripetiamo: Guardiola attacca con tre difensori. Ciò che andrà fatto è mostrare che con qualche accorgimento tattico differente si potrà avere equilibrio, nuove nozioni per cui lottare (per cui i calciatori non si sentiranno più affannati in rodaggi che non riescono più ndr), nuovi uomini ma stesse idee di calcio. Pressing ultraoffensivo nella riconquista, alzando proprio i terzini e facendoli accentrare in modo da creare una gabbia preventiva ed evitare contropiedi. Palleggio preciso  soprattutto codificato nelle uscite da dietro quando gli avversari prendono a uomo i riferimenti. Capacità di leggere l'azione e sapere dove rifornire il compagno in tutte le zone. Scambi posizionali, salite perfettamente oculate della linea difensiva. Poco importa se questo si svolga con 3 difensori e 4 centrocampisti o viceversa. O con il 5-5-5 di Oronzo Canà. Bisognerebbe iniziare a capire che i numeri sono un fatto giornalistico e ad oggi parecchio demodé per chi guarda calcio a 360 gradi. Le più grandi squadre giocano con un non-modulo, semplicemente hanno grandissime soluzioni. Sono totali. Un po' come quell'Olanda. Come il Barcellona che provò a inventarsi Koeman qualche anno fa, come la stessa Juve di un Pirlo troppo attento a queste idee utopistiche e poco a con chi le metteva in pratica (era una squadra adatta? Ancora oggi ha crepe dovunque). Non si tratta di giusto o sbagliato, ma forse di ciò che è giusto per il Napoli. Cercare la strada della memoria, dei codici e del dominio. Della gioia del gioco.

 

Di Mattia Fele

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