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editoriali
Marek Hamsik (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)
Marek Hamsik, eterna bandiera del Napoli, anche se la casacca azzurra non la indossa più da tempo. Le sue dichiarazioni sono una carezza per i tifosi partenopei, una dichiarazione di sempiterno amore
Capitano del Napoli amatissimo dai tifosi azzurri, ha scritto la storia del club targato Aurelio De Laurentiis: 12 anni non si cancellano, e Napoli non dimentica i suoi eroi. A queste latitudini, vincere non è l'unica cosa che conta, anche se quello scudetto sfumato nell'anno dei 91 punti pesa ancora come un macigno e alimenta paure e rimpianti mai sopiti. Hamsik è tornato a parlare ai microfoni di DAZN. Sorriso aperto e sincero, sguardo da ragazzino, cuore caldissimo anche se per indole rinuncia a dichiarazioni superflue, che spesso si fanno perché "così fan tutti". Hamsik alle parole ha sempre preferito i fatti, e la sua storia all'ombra del Vesuvio lo dimostra. Non ha bisogno di accattivarsi una piazza che lo ha amato e lo ama ancora profondamente. Non ha bisogno di lanciare messaggi subliminali. E forse è proprio questo, uno dei motivi per cui De Laurentiis lo ha accontentato sempre ("Mi voleva Allegri al Milan, nel 2012; poi Mazzarri all’Inter; poi la Juventus, ci fu qualche telefonata con Pavel, ma era impossibile, non ho mai avvertito l’esigenza. Io con De Laurentiis ho avuto un rapporto sereno, mai litigato. Ho rinnovato per cinque volte, mi ha sempre dato quello che volevo, ero felice io e lo era la mia famiglia. Non ci fosse stata la Cina, non sarei andato via ed avrei chiuso lì la mia carriera"). E gli ha dato un appuntamento, data e luogo da definire, per quando deciderà di smettere di giocare : "De Laurentiis m’ha detto di fargli sapere quando finisco, per parlare del futuro. E se mi chiamasse sarebbe difficile dirgli di no. Chiudere la carriera al Napoli? E perché no!". Il futuro di Marek è ancora tutto da scrivere, e potrebbe vederlo sposare nuovamente l'azzurro, che in fondo non ha mai lasciato veramente. Perché si fa un gran parlare a proposito dell'assenza di bandiere nel calcio moderno. E, se è vero che il calcio moderno è profondamente diverso da quello - senza dubbio più romantico - dei tempi andati, è anche vero che i sentimenti, i luoghi dell'anima, restano quelli. Ed esercitano, spesso, richiami ancestrali su chi è capace di abbandonarsi ad essi. Le logiche del mercato non cancellano l'illogicità delle emozioni.
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