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editoriali

Lukaku e quel modo diverso di essere attaccante: così a Napoli è cambiata la musica

Sara Ghezzi
L'ascesa di BigRom e le differenze con Osimhen che ha guidato l'attacco azzurro negli ultimi anni

Il centravanti è il ruolo che maggiormente suscita l'interesse dei tifosi che lo vedono come l'uomo immagine della squadra. Quello che fa i gol vincenti, quello che entusiasma, quello che fa esultare. A Napoli c'è sempre stata una grande tradizione in questo ruolo. Da Careca a Lukaku, passando per Giordano, Cavani, Higuain e Osimhen. Gli attaccanti sono anche quelli che portano maggior introiti e De Laurentiis in questo è stato un gran maestro grazie ai milioni guadagnati. Ogni cambio però ha sempre portato a titubanza da parte dei tifosi e dell'ambiente e soprattutto ogni centravanti è sempre stato diverso con le caratteristiche giuste per l'allenatore e la squadra di quel momento.

Lukaku- Osimhen, le differenze di due attaccanti vincenti

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Il Napoli quest'estate ha cambiato il suo uomo copertina e dopo i quattro anni diOsimhen, il capocannoniere trascinatore dello scudetto, ha puntato su Lukaku, non più giovanissimo, ma uomo di fiducia di Conte. L'acquisto del belga ha portato a diverse reazioni. Da un lato chi non lo reputava più un giocatore da livelli alti, a chi ha mostrato entusiasmo. Ma sono bastate poche partite di BigRom che non è ancora al 100% per mandare via ogni titubanza. Romelu ha già messo a segno 3 gol e fornito 4 assist, e probabilmente questo è il dato che maggiormente risalta agli occhi di tutti, in particolare, coloro che tendono a guardare i numeri e meno le partite. Ma ai più attenti sicuramente non sarà sfuggito che con il belga è cambiato il modo di giocare del Napoli. Osimhen aveva caratteristiche tutte sue, meno tecnico, ma con una corsa da selvaggio e una fame che lo portava a buttarsi anche dove era impossibile pensare. Victor non aveva grande attitudine al gioco di sponda e per i compagni, oltre al modo in cui si posizionava nella zona d'attacco. Il nigeriano ha fornito diversi assist, ma non era la sua attitudine maggiore, cosa che invece appartiene Lukaku.

Romelu in queste settimane azzurre ha mostrato un nuovo modo di fare l'attaccante, forse più ideale al gioco di Conte. Si è tornati a vedere i lanci lunghi dalla difesa con la consapevolezza che vengano messi i cassaforte da un ragazzone che sa come calamitare i palloni. Mentre con Victor si provava a puntare sulla sua velocità. Le sponde che offre per i compagni offrono diverse soluzioni. Ne è una dimostrazione il gol di Politano contro il Monza. In quel caso la sfera non fu nemmeno toccata dall'azzurro, ma la sola sua presenza creò apprensione al difensore avversario. L'emblema di quello che è Lukaku sta nel passaggio a Neres per il terzo gol contro il Como, un filtrante quasi no look che difficilmente si vede fare ad un centravanti, ma più ad un trequartista. Quello al brasiliano non è l'unico assist che differenzia i due giocatori. Probabilmente quando Lukaku passò il pallone a Di Lorenzo contro il Cagliari avremmo visto un tiro in passato, o anche in occasione del passaggio a McTominay. Differenze che rendono BigRom, più uomo squadra, perché anche se non segna aiuta a creare pericoli. Un discorso a parte meritano anche i rigori, da un po' di anni si aveva difficoltà a trovare il rigorista giusto, dopo quello calciato venerdì di dubbi ce ne sono pochi. Insomma, nessuno può sapere come sarebbe andata se Osimhen fosse rimasto con Conte, ma probabilmente Lukaku è l'attaccante perfetto per il tecnico leccese che predilige il gioco fisico. Che non si rinneghi il passato, ma dopo quattro anni era giusto cambiare per far trovare impreparate le difese avversarie che ormai avevano imparato a domare la furia selvaggia del nigeriano.

A cura di Sara Ghezzi

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