Romelu in queste settimane azzurre ha mostrato un nuovo modo di fare l'attaccante, forse più ideale al gioco di Conte. Si è tornati a vedere i lanci lunghi dalla difesa con la consapevolezza che vengano messi i cassaforte da un ragazzone che sa come calamitare i palloni. Mentre con Victor si provava a puntare sulla sua velocità. Le sponde che offre per i compagni offrono diverse soluzioni. Ne è una dimostrazione il gol di Politano contro il Monza. In quel caso la sfera non fu nemmeno toccata dall'azzurro, ma la sola sua presenza creò apprensione al difensore avversario. L'emblema di quello che è Lukaku sta nel passaggio a Neres per il terzo gol contro il Como, un filtrante quasi no look che difficilmente si vede fare ad un centravanti, ma più ad un trequartista. Quello al brasiliano non è l'unico assist che differenzia i due giocatori. Probabilmente quando Lukaku passò il pallone a Di Lorenzo contro il Cagliari avremmo visto un tiro in passato, o anche in occasione del passaggio a McTominay. Differenze che rendono BigRom, più uomo squadra, perché anche se non segna aiuta a creare pericoli. Un discorso a parte meritano anche i rigori, da un po' di anni si aveva difficoltà a trovare il rigorista giusto, dopo quello calciato venerdì di dubbi ce ne sono pochi. Insomma, nessuno può sapere come sarebbe andata se Osimhen fosse rimasto con Conte, ma probabilmente Lukaku è l'attaccante perfetto per il tecnico leccese che predilige il gioco fisico. Che non si rinneghi il passato, ma dopo quattro anni era giusto cambiare per far trovare impreparate le difese avversarie che ormai avevano imparato a domare la furia selvaggia del nigeriano.
A cura di Sara Ghezzi
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