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editoriali

Stanislav Lobotka è l’architetto del tricolore: un sarto nel cuore di Partenope

Redazione

Lo slovacco vince da protagonista col Napoli e per il Napoli. La visione ed i passaggi del 68 fulcro centrale del gioco partenopeo

LOBOTKA - Il sarto che ha cucito il tricolore. Se il Napoli si ritrova cucito sul petto il suo terzo scudetto, buona parte del merito è suo. Perché puoi avere la macchina più bella, più veloce, più prestante, ma se non ci metti dentro il carburante, non ancora arrivi molto lontano. Fai qualche metro, indietreggi, poi avanzi ancora, ma non superi quella linea immaginaria. Linea che ti trasporta nel mondo dei più bravi, nella dimensione delle stelle, quelle che brillano in campo. Quando invece hai chi pensa per te, imposta per te, recupera per te, allora puoi dedicarti a fare altro. Puoi spingerti oltre, puoi percorrere le linee laterali, puoi difendere libero da pensieri futuri. Il centro del Napoli arrivò in sordina, come molti compagni. Poca considerazione e qualche battuta sulla sua forma fisica; piccolo di statura, apparentemente timido.

Prima di Spalletti poca considerazione, sbagliata. Un errore gigantesco degli ex tecnici azzurri, un errore madornale lasciare fuori quello che quest'anno è stato accostato addirittura ad un gigante (non di statura), come Iniesta. Un paragone azzardato? Nemmeno poi tanto, perché quei piedi sono altrettanto educati. La testa, quella che ragiona e dà le idee, ti fa fare poi sempre la cosa giusta. Non è un caso che il Napoli, in quelle rare volte che si è privato di lui, ha fatto fatica a girare, a costruire, ad affondare, che non sia quasi mai uscito dal campo.

E così il Napoli ha vinto uno Scudetto, perché quando hai uno a cui affidarti quando non sai che fare, allora hai qualcuno che ti porterà in alto. La stagione degli azzurri è stata corredata da successi collettivi, da un organico coeso, da un gruppo forte, ma non si può negare che quando ha avuto un momento di difficoltà, gli è bastato passare la palla a lui. Con il numero 68 STANISLAV LOBOTKA.

A cura di Roberta Savarese