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editoriali

Lobotka non è più al centro del villaggio: la prova schiacciante è arrivata con la Lazio

Lobotka non è più al centro del villaggio: la prova schiacciante è arrivata con la Lazio - immagine 1
Il nuovo sistema di gioco "complica" le mosse del centrocampista azzurro che sembra non avere più in mano le chiavi della squadra
Giuseppe Ferrara

La stagione 2022-2023 verrà ricordata per sempre dai tifosi del Napoli. Lo scudetto conquistato e meritato sul campo ha riportato i partenopei sul tetto d'Italia dopo trentatré lunghissimi anni. Ma, oltre a tutto ciò, va ricordato (ancora una volta) il lavoro svolto da Luciano Spalletti che, in due anni, è riuscito a rigenerare o a far crescere alcuni calciatori. Uno di questi era sicuramente Stanislav Lobotka, il quale deve molto al tecnico di Certaldo che l'ha messo al centro del villaggio consegnandogli le chiavi della sua squadra. Con l'avvento di Rudi Garcia, che sta modificando nuovamente il gioco degli azzurri, il ruolo dello slovacco sta cambiando.

Inamovibile

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Il calcio del Napoli di Luciano Spalletti è stato a dir poco esaltante. I sedici punti di vantaggio sulla Lazio di Sarri (seconda classificata) sono la prova più limpida. Il successo, oltre ad essere unico nel suo genere, è stato anche spettacolare. Tutto ciò è diventato realtà grazie alle idee del tecnico, ma ovviamente sopratutto grazie alle qualità dei calciatori. Uno degli uomini chiave è stato senza dubbi Stanislav Lobotka. Il regista azzurro ha svolto il suo ruolo in modo impeccabile, accarezzando la palla come solo uno con la sua classe può fare. Il gioco del Napoli era chiaro: costruzione dal basso e giro palla rapido. Spesso, anche nei casi più delicati, gli azzurri cercavano la giocata più "difficile" provando a far circolare la palla alla velocità della luce. Ovviamente, senza un centrocampista come lo slovacco la missione sarebbe stata molto più ardua, ma l'allenatore toscano ha evidenziato fin da subito le qualità del calciatore, motivo per il quale durante tutto l'anno ha continuato a lavorare con le sue idee, provando a far emergere sempre più l'ex Celta Vigo. A distanza di dodici mesi (ovviamente) la missione è riuscita, anche se l'avvento di Rudi Garcia potrebbe mettere la parola fine ad una "macchina perfetta" nata nell'ultimo campionato.


Idee e sistemi di gioco

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Amir Rrahmani si è fatto portavoce del nuovo gioco del Napoli citando tali parole: "Garcia non vuole rischiare la giocata da dietro". Dopo tre giornate di campionato possiamo dire che tale affermazione è del tutto veritiera. L'allenatore francese ha un'idea di gioco diversa rispetto a Luciano Spalletti. Con il primo si pratica un giorno molto più verticale, dove il più delle volte si cerca di innescare la velocità di Victor Osimhen in profondità, mentre con il secondo la chiave principale era: l'uscita palla al piede. Cambiare nel calcio è del tutto lecito, ma spesso anche una piccola pedina mossa in modo "errato" può causare molti problemi. Il nuovo sistema di gioco non ha "penalizzato" di gran lunga la squadra (2 vittorie e una sconfitta) ma ha intaccato i meccanismi di Stanislav Lobokta. Infatti, il centrocampista non prende più parte alla costruzione in modo frequente, come accadeva nella scorsa stagione, in quanto spesso si cerca di superare la prima linea avversaria con una palla alta. Ovviamente, ciò complica i piani del calciatore il quale non sempre viene reso partecipe come dovrebbe. L'ultima prova schiacciante è arrivata al Maradona contro la Lazio quando, sopratutto nel secondo tempo, i partenopei non hanno mai imbastito una vera e propria azione palla al piede. Confusione, giocate individuali e poche idee: tutto ciò ha condito la seconda frazione della sfida andata in scena sabato sera. E se fosse proprio rimettere lo slovacco al centro del villaggio a risolvere i problemi del Napoli? Tale domande è lecita, ma chissà se lo stesso Garcia non se lo sia già chiesto. Una cosa è certa: un giocatore come Stanislav deve avere necessariamente la palla tra i piedi, perché come già dimostrato vede spazi che i compagni non vedono e ciò può essere ovviamente cruciale in chiave offensiva.

A cura di Giuseppe Ferrara

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