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editoriali

Altro che «sporca»: le vittorie son tutte belle quando mancano 12 (o 16) punti allo Scudetto

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Svelato l'arcano del calo (fisiologico) del Napoli dal punto di vista della bellezza. Lo ha detto Spalletti: i giocatori sono stanchi. Ciò nonostante compongono per distacco la squadra più forte della Serie A 2022/23 e vincono con merito a Lecce

Mattia Fele

Lo ha detto Spalletti quindi andiamo sul sicuro: il Napoli dei miracoli è stanco. Questa volta la sosta nazionali ha avuto il suo macabro effetto sulle menti e sulle gambe dei calciatori, unitamente all'idea di aver già vinto abbastanza in campionato (la città si rimpinza di festoni che sarebbero potuti apparire pure a metà aprile, a inizio maggio. Perché così presto? ndr). Non è la squadra che ha entusiasmato per bellezza, meccanismi oliati e brillantezza degli uomini chiave ma è comunque la formazione più forte del campionato di Serie A 2022/23. Non è all'altezza la Lazio, la Juventus, il Milan stesso che non ha saputo scardinare l'Empoli. Figuriamoci l'Inter, che ne ha perse 10 in 29 partite. Un terzo. Spalletti marcia sicuro verso uno Scudetto che dista 12 o 16 punti sui 27 disponibili all'attivo. Le altre dovrebbero invece farne tutti e 27...

Ora deve raccogliere

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Senza che si offenda la Napoli attaccata a Lorenzo Insigne - un grandissimo giocatore, un uomo importante per il Napoli recente, un capitano appassionato - pare evidente che Giovanni Di Lorenzo abbia uno spessore differente all'interno dello spogliatoio e un carattere più adatto a servire la squadra come capitano. Le sue prestazioni sono costanti, come la sua fisicità, come i suoi discorsi, come la sua mente. Non sbraita, non si lamenta, raramente sbaglia. Si è evoluto insieme alla fascia che gli è stata data ed è diventato determinante nelle partite più complesse. Ha segnato a Salerno, ha segnato a Lecce. È suo il primo gol dopo la batosta subìta contro il Milan, che a questo punto va proprio annoverata in quella troppa disponibilità di cui parlava Spalletti sull'ormai raggiunto risultato di 0-2 (dare il fianco a Leao e co. è stato come porgere l'altra guancia), dato che i rossoneri stessi si sono dimostrati sì, intensi, ma poco incisivi contro l'Empoli ieri sera. Così Di Lorenzo ha ricordato al campionato italiano che il Napoli resta di gran lunga la squadra più forte. Non la più in forma, ma la più continua. Vincere s'impara.

In generale il Lecce di Baroni arrivava alla partita dopo 5 sconfitte consecutive senza segnare. Ha il miglior numero di palloni recuperati in fase offensiva del campionato insieme al Napoli e ad altre tre squadre, ma ha bisogno di salvarsi e la partita contro Spalletti non è una di quelle che servono alla causa. Di fatto, la Sampdoria e la Cremonese sono già in Serie B. Il Verona e lo Spezia litigano per l'ultima fetta di retrocessione, mentre l'Empoli, il Monza e la Salernitana sembrerebbero belle che salve. Il campionato italiano è sempre quel campionato dove una squadra può perdere 6 partite di fila e ritrovarsi più o meno - se in zona retrocessione - nella stessa situazione di prima. Anche per questo Baroni ha risparmiato Strefezza (ma Di Francesco ha fatto una partita nobile, da MVP), Banda e Colombo. Perché la prossima sarà contro la Sampdoria. Ad ogni modo, il Napoli ha faticato per la stanchezza succitata e perché c'è ancora in campo molta disabitudine a giocare senza Osimhen. La ricerca di Raspadori è sterile, Anguissa non riesce a costruire come sa, Lobotka è inglobato e stanco, Lozano si pesta i piedi da solo e spesso sbaglia scelte. È tutto macchinoso ed è un Napoli normale, che trova il gol su situazioni meccaniche e provate. Il calcio di punizione, poi il tacco di Kvara per Mario Rui che ricorda esattamente l'anticamera del gol di Osimhen contro il Torino prima della sosta, quando a crossare era stato Olivera. Il tutto condìto da quel pizzico di fortuna che pure ti comunica che è l'anno in cui devi proprio vincerlo, questo benedetto campionato.

Sono tutte belle le vittorie portate a casa quando mancano 12 o 16 punti alla meta (dipende dal Consiglio di Garanzia del CONI): sono irricevibili i lamenti di chi vorrebbe in questa fase stagionale il Napoli che si è visto contro Liverpool o Ajax. Qui conta l'hic et nunc. Il passato è stato solo il trampolino che ha portato Spalletti fin qui. Ora la Champions per la gloria, pure che si metta un pullman intero a difesa della porta contro Leao, Brahim e Giroud che al momento ne hanno di più rispetto a Kvaratskhelia e Osimhen (che sarà a mezzo servizio, se ci sarà). Una grande squadra come il Napoli non ha più niente da dimostrare: ora deve raccogliere. Dare senso e conclusione, compimento ad un percorso che di bellezza già ne ha vista tantissima.

 

A cura di Mattia Fele