In estate la contestazione targata A16 al Presidente del Napoli, ora la contestazione ai contestatori estivi: la tifoseria azzurra non trova pace
editoriali
Le stagioni della contestazione: non si esce più dal loop della polemica
E viene da chiedersi a chi faccia gioco questo clima di contestazione infinita, mentre il Napoli zittisce tutti a suon di gol
Perché sì, il Napoli vince, domina, segna, gioca un calcio per metà bellissimo, per l’altra metà concretissimo. Ché quando non è possibile essere belli resta necessario essere vincenti. La squadra non si sfilaccia nei momenti difficili delle gare, non si perde quando va sotto. Le distanze tra i reparti non saltano, la testa rimane lì, ben salda sul collo, a dominare gambe e muscoli, a dosare forza e passaggi. Il pubblico ha ripreso a seguirla ovunque, in casa quanto in trasferta, facendo registrare immediati sold-out anche in Europa. I tifosi hanno fame di calcio, di bellezza. Forse, anche di un po’ di pace. Che pure non riescono a darsi né a trovare.
La contestazione estiva degli A16 infuocava il rovente luglio partenopeo
In estate imperversava, rovente, la contestazione passata alla storia con il nome di “A16”, chiaro invito al Presidente del Napoli ad imboccare l’autostrada direzione Bari, altra proprietà calcistica della famiglia De Laurentiis. Il motivo? La comunicazione, spesso controproducente, del Presidente stesso, a cui si contestavano le uscite – a dir la verità poco felici – sull’ingolosimento dei (soli) tifosi verso la possibilità di vincere lo scudetto, sulla vessazione dei tifosi critici verso la gestione societaria da parte di mogli-amanti-capiufficio, il “che me ne viene se pure vinco uno scudetto?”. Ed anche il mancato intervento del Presidente stesso quando il Napoli perdeva pericolosamente punti, allontanandosi dalla zona tricolore e – di contro – il suo intervento immediato quando ad essere potenzialmente a rischio era la zona Champions, dai cui proventi legittimamente il Napoli dipende, per proseguire nel circolo virtuoso della gestione finanziaria di De Laurentiis. Poi, la contestazione è degenerata, allargandosi anche alla gestione della lunghissima sessione estiva di calciomercato, le cui prime battute avevano visto l’addio controverso di Koulibaly e Mertens, le trattative in piedi per Fabian, e una sensazione generalizzata di lentezza nella chiusura di operazioni in entrata. Perché sì, la contestazione estiva è degenerata, anche nei modi di una parte di tifosi che, sotto lo stendardo A16, nascondevano una deprecabile propensione all’offesa, al dileggio via social, quando non anche alla minaccia a giornalisti e altri tifosi che invece verso quell’operato mostravano un atteggiamento più morbido o attendista. Poi, la svolta: la società di De Laurentiis ha messo a segno i tre colpi dell’anno (Raspadori, Simeone, Ndombelé) tutti in un giorno (dopo estenuanti trattative condotte dall'ottimo Giuntoli), dopo l’arrivo di Kim a sostituire il comandante del Senegal. Infine, parola al campo, al calcio giocato, alla sorpresa – più o meno unanime – di un Napoli straripante e concretissimo, capace di macinare gol e bel gioco, conquistandosi il primo posto sia in Serie A che nel gruppo A di Champions League.
La contestazione autunnale: le temperature scendono ovunque ma non a queste latitudini
Polemiche finite? Macché. Perché ora è la volta della contestazione alla contestazione estiva: A16 out, A16 vergogna, A16 via da Napoli. La contestazione autunnale segue più o meno questo ragionamento: “il Presidente ha costruito un’ottima squadra, avete criticato troppo presto il mercato di De Laurentiis, ora tutti zitti perché il Napoli vince e convince”. Posizione da rispettare, senza alcun dubbio, frutto di attacchi inconcepibili e da condannare senza se e senza ma, ma parimenti latrice di una visione monca di parte della realtà, che omette o derubrica a sciocchezza quello che in estate era un sentimento diffuso di delusione per una comunicazione non oculata e non sempre soddisfacente da parte del Napoli. Comunicazione che, per un fronte è fondamentale mentre per l’altro è orpello, vano accessorio di nessuna importanza.
Quando la critica deve essere salvaguardata come valore
“Critico portando idee nuove, non dando colpe”: Marco Tullio Cicerone ci suggerisce il valore della critica, quando è costruttiva, quando aggiunge invece di demolire. “Quando devi correggere qualcuno, sii risoluto a farlo non in forma di biasimo. Prima di criticare, osserva la situazione dal punto di vista del tuo interlocutore. Poi sii attento a parlare in modo calmo e con tatto. Scegli con attenzione le parole prima di pronunciarle”: Zelig Pliskin ci indica saggiamente il modus della critica costruttiva, perché la forma – lungi dall’essere un orpello ininfluente - può dare o sottrarre forza al contenuto, eccome.
Alla luce di questo, e dei toni spesso esasperati, da una parte e dall’altra, viene da chiedersi che senso abbia. Che senso abbiano avuto le offese disgustose di allora. Che senso abbia continuare una polemica contro la totalità della protesta, ora. Che senso abbia continuare a tirarsi pietre gli uni contro gli altri. Che senso abbia, ad ogni vittoria del Napoli gioire non solo per il Napoli ma anche contro gli A16. Nella convinzione che questi ultimi, poi, soffrano delle vittorie degli azzurri. Come se, poi, la loro speranza recondita ed inconfessabile fosse vedere il Napoli nella seconda parte della classifica di Serie A e subito fuori dalla Champions.
Una guerra fratricida che ha restituito un’immagine discutibile dell’ambiente Napoli, spesso fornendone un racconto parziale, dominato – da una parte e dall’altra – dal pregiudizio sulla pochezza delle posizioni altrui e – di contro - dalla presunzione dell’assoluta giustezza delle proprie. L’allenatore di football americano Vince Lombardi disse: “Le persone che lavorano insieme vinceranno. Sia che si stia lottando contro una complessa difesa di football, o contro i problemi della società moderna”. Il Napoli, quest’anno non vuole porsi limiti in campo: proviamo a cancellare i nostri, anche noi, fuori dal campo.
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